mercoledì 30 aprile 2014

“L'assenza” poesia di Guido Gozzano. La contemplazione come arte poetica.



Monet, Claude
"Ponte giapponese nel giardino di Giverny"
analisi e commento di Mattia Sangiuliano

Un bacio. Ed è lungi. Dispare 
giú in fondo, là dove si perde
la strada boschiva che pare
un gran corridoio nel verde.

Risalgo qui dove dianzi
vestiva il bell'abito grigio:
rivedo l'uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio...

Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
piú triste. Ritorna stasera.

E intorno declina l'estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio...

lunedì 28 aprile 2014

Cura Di Bella e metodo Vannoni; il placebo dell'unzione mediatica.

di Mattia Sangiuliano

“Non ho appiccato io l'incendio al santuario di Asclepio a Kos. Ammetto però che l'avrei fatto volentieri, tanta è la ripugnanza che il mercimonio della salute genera in me. Ed è una vergogna che i gestori di queste fiere del miracolo sparse per tutta l'Ellade si facciano chiamare anche loro asclepiadi, quasiché fossero i veri eredi della sapienza di Asclepio. Volgari imbroglioni, usurpatori del nome!” [1]

venerdì 25 aprile 2014

Resistere non invecchia.

di Mattia Sangiuliano

Cosa resterà della memoria della Resistenza quando anche l'ultimo partigiano morirà? Un ricordo? Un vago e nostalgico rimembrare i tempi in cui si sfilava, con i fazzoletti rossi al collo, nelle parate dei vari e numerosi 25 aprile dalla liberazione in poi, da quel lontano 1945?
Cosa accadrà poi? Anche il ricordo e il valore della Resistenza verranno colpiti come fa quella retorica che da più parti evidenzia come i cittadini si siano disaffezionati, dunque allontanati, dalla politica tradizionale e dai valori che rappresentava?


Molti atteggiamenti diffusi, molte parole, molta retorica popolare e giornalistica sottolinea come la disaffezione alla politica tradizionale sia inscritta in quell'asse che, procedendo di repubblica in repubblica, di scandalo in scandalo, di intreccio tra poteri forti, sino ai giorni nostri ha fatto si che prendesse forma un grande disinteresse verso molteplici vicende. Ci si allontana progressivamente dall'idea originaria di collettività che ha caratterizzato la vita democratica e partecipativa che prese forma in Italia proprio dall'esperienza della Resistenza.

mercoledì 23 aprile 2014

“La guerra non era finita” di Francesco Trento

recensione di Mattia Sangiuliano

“La guerra non era finita” sottotitolato “i partigiani della Volante Rossa” (2014), è un libro di Francesco Trento, edito da Laterza per la collana i Robinson (p.200, 18€).


Una cinquantina di ragazzi nel dopoguerra si uniscono, aggregano le loro forze nell'intento di creare qualcosa di nuovo continuando l'esperienza della Resistenza. Sono giovani appena ventenni i ragazzi di cui Francesco Trento narra le gesta, in una Milano e in un'Italia teatro di un vero e proprio scontro armato, dopo la Liberazione, ma ancora lontana da una necessaria pacificazione. Trento non lascia campo a equivoci di fondo, il fascismo è ancora in agguato e compito dei giovani della Volante Rossa è quello di stanarlo e dargli battaglia.

lunedì 21 aprile 2014

Futurismo renziano

di Mattia Sangiuliano

Le parole di Renzi fanno riflettere. Che la distinzione destra-sinistra sia stata davvero soppiantata in favore di una più “pratica” opposizione idelogico-programmatica tra ciò che è “veloce” contro qualcos'altro, l'opposizione, che rappresenta il “lento”?
Che la tradizione delle politiche che hanno per oggetto “cose di destra” o “cose di sinistra” debbano davvero ora essere commisurate, successivamente appiattite e, infine, estinte su una posizione che ha per oggetto le “cose veloci” da contrapporre alle “cose lente”, secondo un semplicistico processo che vuole sbarazzarsi di storia e cultura, piegare delle regole, per far avanzare un programma, più che un progetto?



Ma, oltretutto, in base a che principio o manifesto politico-culturale si può stabilire cosa sia veloce e cosa lento? Ma, sopra ogni cosa, è mai possibile una semplificazione del tipo: “veloce è bene” mentre “lento è male”?
Ha ragione il professore veneto, ed ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, nel consigliare, dall'alto del suo magistero culturale e disciplinare, savia attenzione nell'uso della velocità al giovane “allievo”?

giovedì 10 aprile 2014

"Donne appassionate" poesia di Cesare Pavese. Tra mare e sensualismo.

Analisi e commento di Mattia Sangiuliano
Paul Gauguin; donne tahitiane


Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l'acqua remota.

Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant'è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai copi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che i greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all'aperto, nel lenzuolo raccolto.

Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplano il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Cl son occhi nel mare, che traspaiono a volte.

Quell'ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando muta la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perché gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.
(da Lavorare stanca, 1936) 

giovedì 3 aprile 2014

"La Storia" come dramma collettivo e personale, tra Levi e Morante.

di Mattia Sangiuliano

"Sono passati molti anni, pieni di guerra e di quello che si usa chiamare la Storia". Tra riflessione personale e meditazione sulle vicende storiografiche appena concluse, l'incipit del romanzo di Carlo Levi, "Cristo si è fermato a Eboli", ricorda molto l'avvio di quella che è un'altra grande e indiscussa opera d'arte del panorama culturale del secondo dopoguerra italiano; l'opera in questione, pubblicata cinque anni dopo l'opera magna di Carlo Levi, è "La storia" di Elsa Morante.
"La Storia, si capisce, è tutta un'oscenità fino dal principio". Questa frase, corredo dell'opera della Morante, sottotitolo delle prime edizioni sintetizza, anch'essa, al pari di quella di Levi, un profondo rapporto che intercorre tra il vissuto del singolo e quello della collettività, secondo due punti di vista che rimangono distinti ma, allo stesso tempo coincidenti; tra dramma personale e collettivo, nell'opera di Elsa Morante; tra impotenza del singolo e della collettività, nel romanzo di Carlo Levi.

martedì 1 aprile 2014

“Tutta nuda” poesia di Luciano Folgore

Quadro di Serge Marshennikov
analisi e commento di Mattia Sangiuliano
Te, nuda dinanzi la lampada rosa,
e gli avori, gli argenti, le madreperle,
pieni di riflessi
della tua carne dolcemente luminosa. 
Un brivido nello spogliatoio di seta,
un mormorio sulla finestra socchiusa,
un filo d'odore, venuto
dalla notte delle acacie aperte,
e una grande farfalla che ignora
che intorno a te
non si bruciano le ali,
ma l'anima.
(da Città veloce. 1919)