giovedì 27 dicembre 2018

Amori insanguinati tingono una “Londra in rosso e grigio”
Morgan Lost & Dylan Dog (2 di 2)

recensione di Mattia Sangiuliano

Prosegue la caccia ai serial Killer e agli incubi che affollano l’universo ucronico del Cacciatore di taglie creato da Chiaverotti, in questa nuova miniserie ambientato nella Londra dell’Indagatore dell’Incubo.

mercoledì 26 dicembre 2018

“Incubi e serial killer” tra vecchie e nuove conoscenze
Morgan Lost & Dylan Dog (1 di 2)

recensione di Mattia Sangiuliano

In casa Bonelli, tra team up e rivoluzioni annunciate, siamo giunti all’atteso sodalizio tra l’indagatore dell’incubo londinese e il cacciatore di taglie di New Heliopolis.

mercoledì 12 dicembre 2018

L’armata dei sonnambuli

di Mattia Sangiuliano


René Magritte - Golconda

Siamo l’armata dei sonnambuli che nascondono le occhiaie dietro qualche filtro o le giustificano come il frutto maturo della settimana pesante al secondo moskow mule o dopo lo shot che segue un mojito fidel allungato con la birra facendoci scudo col fondo del bicchiere deformiamo le facce attraverso un cannocchiale etilico che porta la marca di un rum che snobbiamo o di qualche vodka blasonata somministrata miscelata e diluita sotto un iceberg di ghiaccio che nel gelido inverno del nostro rimpianto ci tira ancora di più il sorriso e quando non riusciamo più a scrollarci di dosso la convenzione sociale dei reiterati inni alla salute fingiamo di non essere devastati da uno tsunami che sciaborda nell’interstizio cavo tra la nostra anima e l’epidermide che ci riveste giochiamo così una pessima partita sfoderando la peggiore faccia da poker che non inganna noi stessi: l’unica persona che di 7 miliardi e spicci – tra cristiani musulmani ebrei sinti e vari altri senzadio – vorremmo eludere quando infine una vetrina ci rimanda indietro una sguardo che non combacia con l’immagine di noi che ci eravamo prefissata ci accorgiamo che più passa il tempo più sbiadiscono le occasioni e l’unica sicurezza che resta è l’incertezza che ci siamo convinti di dover abbracciare quindi socchiudiamo sempre di più gli occhi per non guardare l’orizzonte lontano che una volta volevamo raggiungere a piedi ora rimandiamo ad un eterno domani quello che avremmo voluto fare oggi e se ieri due mani non bastavano per contare sulla punta delle dita gli amici con cui condividere una serata adesso due dita bastano e avanzano per comporre un messaggio da lanciare a qualche conoscente mentre la lista dei contatti aumenta un vuoto sottile colma una distanza emotiva siderale proprio con l’anonimo contiguo a noi che pensavamo di conoscere e infine proprio evitando di diventare i nostri genitori siamo invece avvizziti nell’angusto perimetro di un negativo solarizzato dai contorni bruciati scattato prima della nostra nascita mentre sempre più rabbiosi e insoddisfatti posticipiamo l’ora del risveglio non ci rendiamo conto che tutto il tempo che resta al mondo non ci ridarà mai indietro un’occasione sprecata.