Il 3 marzo è uscito nelle sale italiane il film The Batman diretto da Matt Reeves che vede Robert Pattinson, nei panni del vigilante mascherato, alle prese con un insidioso nemico.
Recensione di Mattia Sangiuliano
Dopo vari rilanci e reboot del famoso supereroe
di casa DC ci troviamo di fronte a un interessante nuovo film capace di donare ulteriori
sfumature a un personaggio già ampiamente esplorato e interpretato – da registi
e attori.
La vicenda vede come protagonista un
Bruce Wayne/Batman in attività da appena due anni. Un novello vigilante mascherato in cui
non mancano i drammi di un doloroso passato familiare e di un presente
travagliato speso a inseguire il sogno di giustizia voluto dal padre. Tutte
componenti psicologiche perfettamente cucite sui panni – e sul mantello – di un
giustiziere a inizio carriera.
In una Gotham dalle tinte cupe,
fertile terreno per la malavita e la corruzione, il segnale del pipistrello è
un faro di paura che deve essere instillata nei cuori dei criminali. Molto
riuscito, nella prima parte del film, il sovrapporre il nome “Vendetta” allo
stesso Batman: sottolinea il periodo di formazione di un personaggio complesso
che vuole perseguire una giustizia – a tratti privata – al di fuori del
fallimentare sistema tradizionale. Una giustizia al limite della vendetta ma
che del sistema “degli uomini” deve pur servirsi. Entra in scena, così, una
delle due figure guida del vigilante, il commissario Gordon, integerrimo
agente, apparentemente unica mela buona in un sistema marcio fino al midollo.
Nella seconda parte della pellicola, e
in maniera ancor più forte verso la conclusione, Wayne/Batman uscirà dalle
tenebre per far risplendere una nuova luce di speranza: l’unico antidoto contro
la deriva individualista e criminale che pervade la città.
Una parte della vicenda esplora il
rapporto che intercorre tra il vigilante e le due tradizionali figure amiche
con cui entra in relazione: il commissario Gordon (Jeffrey Wright) e il maggiordomo
Alfred (Andy Serkis), costruite in modo da evidenziare l’apprendistato
umano che il personaggio è chiamato ad affrontare.
Piacevole sorpresa per la colonna
sonora del compositore Michael Giacchino, acusticamente molto vicina
alle classiche rappresentazioni della decadente e uggiosa Gotham, non risparmia
crescendo nei momenti di suspence o variazioni più veloci nelle sequenze maggiormente
adrenaliniche.
Il film si allontana con decisione dai
classici blockbuster di supereroi – da questo punto di vista è più in linea con
il Joker di Todd Philips (2019). C’è una buona dose di azione ma
primeggia su tutto la componente dell’indagine e del thriller anni ’80-’90 con
sfumature noir. I cattivi che Batman dovrà affrontare, infatti, non sono
neanche loro dei superuomini dotati di abilità ultraterrene, ma non per questo
meno pericolosi. In una Gotham city ostaggio della criminalità organizzata il
pipistrello dovrà affrontare gangster di ogni tipo: dal “padrino” Carmine Falcone
(John Turturro) a un Oswald Cobblepot alias Pinguino (Colin Farrel)
molto diverso dal freak portato sul grande schermo da Tim Burton – e non
meno riuscito. Molto buona la prova di Zoë Kravitz nei panni
dell’antieroina Catwoman, un personaggio esplorato in maniera coerente da
Reeves, capace di regalare momenti quasi toccanti.
Sopra tutti questi personaggi che
animano il sottobosco di una delle più degradate città del mondo dei fumetti,
si erge un temibile quanto misterioso nemico. L’Enigmista orchestra un gioco
con lo stesso Batman, volto a colpire in maniera esemplare la città di Gotham,
è il paziente zero di un’infezione che vuole distruggere la città dalle
fondamenta. L’antagonista, a tratti psicotico, è costruito come perfetta nemesi
del cavaliere oscuro, nei panni dell’Enigmista, e come nemesi di Bruce Wayne
quando toglie la maschera. Il carattere antisociale e calcolatore del
personaggio offre una buona sponda per alimentare la componente del thriller e
dell’indagine simil-poliziesca che sembra calcare alcune pellicole di David
Fincher del calibro di Seven (1995) e di Zodiac (2007).
Buona prova per Robert Pattinson in un
film davvero ricco in cui le quasi tre ore di proiezione, in alcuni passaggi,
rischiano di farsi sentire.
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