lunedì 7 marzo 2022

The Batman di Matt Reeves: un thriller di formazione per un eroe tutt’altro che acerbo

Il 3 marzo è uscito nelle sale italiane il film The Batman diretto da Matt Reeves che vede Robert Pattinson, nei panni del vigilante mascherato, alle prese con un insidioso nemico.

Recensione di Mattia Sangiuliano

Dopo vari rilanci e reboot del famoso supereroe di casa DC ci troviamo di fronte a un interessante nuovo film capace di donare ulteriori sfumature a un personaggio già ampiamente esplorato e interpretato – da registi e attori.
La vicenda vede come protagonista un Bruce Wayne/Batman in attività da appena due anni. Un novello vigilante mascherato in cui non mancano i drammi di un doloroso passato familiare e di un presente travagliato speso a inseguire il sogno di giustizia voluto dal padre. Tutte componenti psicologiche perfettamente cucite sui panni – e sul mantello – di un giustiziere a inizio carriera.
In una Gotham dalle tinte cupe, fertile terreno per la malavita e la corruzione, il segnale del pipistrello è un faro di paura che deve essere instillata nei cuori dei criminali. Molto riuscito, nella prima parte del film, il sovrapporre il nome “Vendetta” allo stesso Batman: sottolinea il periodo di formazione di un personaggio complesso che vuole perseguire una giustizia – a tratti privata – al di fuori del fallimentare sistema tradizionale. Una giustizia al limite della vendetta ma che del sistema “degli uomini” deve pur servirsi. Entra in scena, così, una delle due figure guida del vigilante, il commissario Gordon, integerrimo agente, apparentemente unica mela buona in un sistema marcio fino al midollo.
Nella seconda parte della pellicola, e in maniera ancor più forte verso la conclusione, Wayne/Batman uscirà dalle tenebre per far risplendere una nuova luce di speranza: l’unico antidoto contro la deriva individualista e criminale che pervade la città.
Una parte della vicenda esplora il rapporto che intercorre tra il vigilante e le due tradizionali figure amiche con cui entra in relazione: il commissario Gordon (Jeffrey Wright) e il maggiordomo Alfred (Andy Serkis), costruite in modo da evidenziare l’apprendistato umano che il personaggio è chiamato ad affrontare.


Piacevole sorpresa per la colonna sonora del compositore Michael Giacchino, acusticamente molto vicina alle classiche rappresentazioni della decadente e uggiosa Gotham, non risparmia crescendo nei momenti di suspence o variazioni più veloci nelle sequenze maggiormente adrenaliniche.
Il film si allontana con decisione dai classici blockbuster di supereroi – da questo punto di vista è più in linea con il Joker di Todd Philips (2019). C’è una buona dose di azione ma primeggia su tutto la componente dell’indagine e del thriller anni ’80-’90 con sfumature noir. I cattivi che Batman dovrà affrontare, infatti, non sono neanche loro dei superuomini dotati di abilità ultraterrene, ma non per questo meno pericolosi. In una Gotham city ostaggio della criminalità organizzata il pipistrello dovrà affrontare gangster di ogni tipo: dal “padrino” Carmine Falcone (John Turturro) a un Oswald Cobblepot alias Pinguino (Colin Farrel) molto diverso dal freak portato sul grande schermo da Tim Burton – e non meno riuscito. Molto buona la prova di Zoë Kravitz nei panni dell’antieroina Catwoman, un personaggio esplorato in maniera coerente da Reeves, capace di regalare momenti quasi toccanti.
Sopra tutti questi personaggi che animano il sottobosco di una delle più degradate città del mondo dei fumetti, si erge un temibile quanto misterioso nemico. L’Enigmista orchestra un gioco con lo stesso Batman, volto a colpire in maniera esemplare la città di Gotham, è il paziente zero di un’infezione che vuole distruggere la città dalle fondamenta. L’antagonista, a tratti psicotico, è costruito come perfetta nemesi del cavaliere oscuro, nei panni dell’Enigmista, e come nemesi di Bruce Wayne quando toglie la maschera. Il carattere antisociale e calcolatore del personaggio offre una buona sponda per alimentare la componente del thriller e dell’indagine simil-poliziesca che sembra calcare alcune pellicole di David Fincher del calibro di Seven (1995) e di Zodiac (2007).
Buona prova per Robert Pattinson in un film davvero ricco in cui le quasi tre ore di proiezione, in alcuni passaggi, rischiano di farsi sentire.

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