martedì 15 marzo 2022

La “Bella ciao” ucraina non è quello che sembra

Lontana anni luce dal testo italiano la canzone ucraina è un misto di nazionalismo esasperato e di fiera vendetta che si manifesta sin dal titolo. “L’ira ucraina” è una canzone priva di speranza, un canto di guerra e di odio contro l'invasore russo.

di Mattia Sangiuliano


La scorsa settimana una canzone italiana, dalla melodia inconfondibile, è stata ripresa da Khrystyna Soloviy una cantante folk ucraina. Si è subito creato un vasto movimento che – letteralmente –, da destra a sinistra, si è emozionato e commosso sulle note di quella che, a detta dei più era la "Bella ciao ucraina". Si è parlato di una cover ma forse sarebbe più corretto dire che siamo di fronte a una specie di rifacimento a uso e consumo dell'interventismo antipacifista.

La canzone simbolo della Resistenza italiana è stata usata già altre volte in vari contesti. Si chiuda pure un occhio – più o meno a fatica, a seconda dei gusti – per quanto concerne i tributi cinematografici ma quello che abbiamo visto nei giorni passati è qualcosa che trascende la mera citazione. La canzone ucraina, rilanciata in Italia da varie testate giornalistiche, tradisce non solo le premesse del contesto in cui la canzone originale è stata composta ma tutti i valori che il canto partigiano porta con sé.

Bella ciao” è una canzone tragica e drammatica che ha dentro di sé il sapore della morte: un presentimento che insegue costantemente chi la canta. Chi va a combattere sa che potrebbe morire e, anzi, sa per certo che questo avverrà per mano del nemico invasore. L’atto stesso della resistenza passa attraverso l'idea del proprio sacrificio. È un olocausto laico – inteso letteralmente come immolazione – verso qualcosa di più grande e universale: la libertà. Solo così è possibile perpetrare la speranza che non può essere estirpata, che tornerà sotto forma del "fiore del partigiano".

Questo elemento salvifico è completamente assente nella canzone ucraina balzata agli onori della cronaca. Sembra che nessuno abbia voluto comparare i due testi o non abbia neppure letto attentamente la canzone di Khrystyna Soloviy. A parte la melodia che arrangia senza modifiche degne di nota la canzone originale, la vera sorpresa viene dalla lettura del testo: siamo al cospetto di un qualcosa di completamente distante dal canto partigiano.

  • "Nessuno ci pensava, nessuno sapeva/ Quale fosse l’ira ucraina/ Uccideremo i boia maledetti senza pietà/ Coloro che stanno invadendo la nostra terra"


Le parole della canzone ucraina sono un vero e proprio inno alla vendetta, elemento completamente assente in “Bella ciao”. Un altro aspetto che segna una differenza sostanziale è quello che intercorre tra il già citato universalismo dell’inno dei partigiani italiani e il nazionalismo che infarcisce la canzone ucraina. La componente nazionale viene ripetuto più volte e con varie sfumature, in tutto il testo, rivendicando e contrapponendo la nazionalità ucraina alla nazionalità dei russi invasori.

  • E il nostro popolo, gli ucraini/ Hanno già unito il mondo intero contro i russi/ E molto presto li sconfiggeremo/ E ci sarà la pace su tutta la Terra

Il vero titolo della canzone è “L’ira ucraina” e, come dice chiaramente il testo, la distruzione del nemico è l’unico modo per ottenere la pace. Non solo: l’unione di tutti i popoli contro il nemico russo – rivelando una sottotraccia degna di una vera e propria crociata – porterà finalmente la pace nel mondo. Si rivela un universalismo di facciata che nasconde un nazionalismo ripiegato su sé stesso atto a rivendicare la volontà di far continuare il conflitto. Una canzone che tradisce ogni possibile speranza di pace.

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