recensione di Mattia
Sangiuliano
Una passione disturbata,
o folle, spinge ad agire “per morte e per amore”. Altro tema centrale di questo albo sono le morti cruente e ingiuste, non diverse da
quelle legalizzate e “di Stato”. Dalla penna di Claudio
Chiaverotti un'indagine oltre il confine di giusto e sbagliato;
un sottile filo rosso, capace di macchiare e unire vittima e
carnefice, assottiglia ancora di più la distanza fra gli opposti,
tra bianco e nero, sprofondandoli in una sottile zona grigia.
Amore e morte si
intrecciano aggrovigliate in una danza macabra, un valzer drammatico
accordato sulle chine di Ennio Bufi che illustra il labile
spazio che separa e congiunge due estremi polarizzati in una
perversa opposizione, accennata già dalla copertina di Fabrizio
de Tommaso. Antitesi capace di condurre sul patibolo – altare di sangue – di
una morte romantica o sul trono di un amore dannato e sanguinoso, cui
neppure un tormentato cacciatore di taglie sembra rassegnarsi.
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