recensione
di Mattia Sangiuliano
Claudio
Chiaverotti ci guida in un altro incubo ad occhi aperti (o quasi) del suo Morgan Lost. Si spengono le luci in sala, fate lo stesso
con i vostri cellulari, non sono ammesse distrazioni quando sullo schermo verrà
proiettata la vostra vita. O la vostra morte: l'impietoso esito della vostra
esistenza, anticipazione amara di una fine violenta, quindi: occhi aperti e
guardatevi le spalle! Non siete al sicuro neppure al Megamultiplex.
Popcorn caldi ne avete? E una bibita fresca? Cercate di rimanere a vostro agio tra
le sale dell'etereo e inviolabile Megamultiplex. Non ci sono repliche ma solo
la storia della vostra vita che vi scorre davanti agli occhi. Ed è proprio lei,
la vita, reggendo i fili del gioco a governare la programmazione dello spettacolo.
Lola Airaghi ai disegni ci delizia caratterizzando i personaggi della
storia e prodigandosi nel dipingere le pene e le ossessioni del nostro
tormentato eroe.
L'ultimo
rullo sta già volgendo al termine, nessun macchinista verrà a sostituirlo,
nient'altro che la parola “fine” vi attenderà al termine della proiezione. Solo
se avrete il coraggio di riavvolgere il nastro potreste riuscire ad aver salva
la pelle, in questo meta-racconto in cui flashback filmici introducono l'orrore
all'interno di una cornice creata a misura di cineasta – quale di fatto è il nostro cacciatore di taglie.
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