recensione di Mattia Sangiuliano a “Vulcano 7”
Dalle suggestioni dello
scorso mese prende le mosse questo nuovo albo di Morgan Lost. Non
più, però, matriosca di racconti e meta-narrazione fumettistica.
L'abisso accennato lo scorso mese riempie lo spazio di terrore
proposto in questa variante riuscendo a raggiungere vette di
inaspettata angoscia con una felice dose di sovrannaturale,
congiungendo fantascienza ed esoterismo. Una trama e temi – nonché
immagini – che ricordano “2010, L'anno del contatto” il sequel
di “2001 Odissea nello spazio”, regia di Kubrik.
Nello
spazio nessuno può sentirti urlare. Ma tutti possono vederti morire,
a quanto pare. Questo è l'incipit della storia: quattro milioni di
spettatori assistono al più efferato omicidio della storia, tutti
sprofondati nell'impotenza della distanza siderale che li separa
dalla scena del delitto. Ancora una volta un'interessante trovata di
Chiaverotti che continua a colonizzare con fatti e trovate degne di
nota la dimensione ucronica dell'universo di cui è creatore, in cui
Lost – di cui è padre – risulta essere la stella più luminosa
(e ricca di particolari).
Chiaverotti ci fa
immergere in una macabra follia alla deriva tra spazi siderali:
interstizi delle profondità dell'animo umano, tra sete di verità e
voglia di vendetta; la morte sembra essere l'unico movente che spinge
un'anima dannata. I disegni di Andrea Fattori regalano
una riuscitissima sponda alla dimensione onirica di certi passaggi
che tengono incollati alle pagine. L'indagine del cacciatore di
taglie Morgan Lost procede con le interessanti “visioni” del
finale che, giocando con il dipanarsi della vicenda, conducono verso
l'epilogo chiarificatore del dramma.
Nessun commento:
Posta un commento