La poesia di Giorgio Caproni è caratterizzata da una continua ricerca espressiva capace di reinventare le forme stilistiche tradizionali del comporre. Da un punto di vista del contenuto, già nel primo Caproni, in sottotraccia troviamo istanze e tematiche laiche che attraversano, sviluppandosi con coerenza, tutta la sua produzione.
La Adorazione in un quadro di Albrecht Durer. |
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Sopra la piazza aperta a una leggera |
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aria di mare, che dolce tempesta |
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coi suoi lumi in tumulto fu la sera |
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d'Epifania! Nel fuoco della festa |
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rapita, ora ritorna a quella fiera |
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di voci dissennate, e si ridesta |
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nel cuore che ti cerca, la tua cera |
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allegra - la tua effigie persa in
questa |
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tranquillità dell'alba, ove dispare |
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in nulla, mentre gridano ai mercati |
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altre donne più vere, un esitare |
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d'echi febbrili (i gesti un dì
acclamati |
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al tuo veloce ridere) al passare |
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dei fumi che la brezza ha dissipati. |
È la sera dell’Epifania e una leggera
aria proveniente dal mare spazza la piazza su cui si agitano numerose luci.
Nella concitazione estatica dei festeggiamenti riaffiora, in mezzo alla turba
di quelle grida invasate, e si sveglia nel cuore di chi stava cercando, il tuo
viso solare; la tua immagine smarrita nel momento in cui sorge il sole svanisce
infine nel nulla quando altre donne, in carne e ossa, gridano nei mercati.
Persistono ancora per poco residui frenetici della baldoria appena trascorsa (le
cose che una volta festeggiavi con la tua pronta risata), che il vento leggero
porta via con sé.
La poesia, contenuta nella raccolta Finzioni
(1941), è attraversata da una continua tensione tra due poli opposti: da un
lato, come fa intuire il titolo, il contesto è un clima di festa che coinvolge
lo stesso io lirico del poeta; dall’altro lato un ricordo, che sboccia
improvvisamente, porta con sé un forte debito di caducità e di morte. La scelta
di alcuni lemmi ben precisi rende estremamente concreta una dimensione mortuaria:
«cera» (v. 7) ed «effige» (v. 8) riferite all’immagine della donna fanno
supporre la sua morte.
Da un punto di vista contenutistico l’Epifania
cristiana, la Rivelazione di Cristo, viene traslata in una sorta di Epifania
umana diversa da quella religiosa. La manifestazione ultraterrena della donna
passa attraverso una componente laica e sentimentale, una folgorazione
spirituale che rivaleggia con la sfera religiosa e la trascende.
Gli endecasillabi conferiscono ampio
respiro alla narrazione della scena, prettamente descrittiva, attraversata da
un certo movimento conferito non solo dalle rime del sonetto (tipo di versificazione
scelta e fin dal titolo) ma anche dai numerosi enjambements che
contribuiscono a fornire ampio ritmo al componimento. La rima alternata segue
lo schema proprio del sonetto con una soluzione che si risolve nello schema
ABAB ABAB CDC DCD – laddove nelle ultime due stanze costituite da terzine viene
tradizionalmente riservato lo schema CDC CDC –; in questa soluzione Caproni
varia lo schema usuale del sonetto prediligendo un’estensione della rima
alternata.
La forza espressiva di Caproni è tale da
mutuare formalismi usuali reinventandoli all’interno della sua contemporaneità per
una ricerca poetica all’insegna della personalizzazione, sfruttando tutti gli
strumenti che la tradizione gli mette a disposizione. In questa direzione non
abbiamo più una netta separazione tra le stanze che compongono il sonetto (due
quartine e due terzine) ma un’unica stanza la cui divisione è sostanzialmente
solo formale e fonica, data dal metro del verso e dalla disposizione delle
rime. Gli iperbati sconvolgono l’usuale struttura della frase e conferiscono un
tono quasi elegiaco alla poesia caproniana.
Quasi fosse un’archeologia stilistica
che il Caproni degli anni ’40 intende riportare alla luce, più come citazione,
che come vero e proprio tributo, i meccanismi interni vengono infranti da un
uso della punteggiatura che non è più solo pretesto per le pause grammaticali
ma procede verso un campo della narrazione capace di sfiorare il testo argomentativo.
Le coordinate della tradizione vengono piegate e fatte esplodere in bisettrici
che tagliano il tessuto del racconto che, con il procedere degli incisi,
aumenta l’idea di una festa generale attraversata però da una marcata nostalgia.
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