lunedì 16 dicembre 2019

DD 389 – “La sopravvissuta” (-11 alla meteora!)


Recensione di Mattia Sangiuliano



Nuova discesa negli abissi del caos in questa avventura all’insegna della follia e di una maledizione soprannaturale che ricorda, ancora una volta, come l’incubo sia un’entità capace di presentarsi sotto molteplici aspetti. O dietro numerose maschere.


La penna di Barbara Baraldi mette in moto un effervescente e rocambolesco dramma degno di un vero e proprio horror movie: è un racconto ricco di momenti adrenalinici e di una trama che si dimostra all’altezza di questo ciclo narrativo molto più vicino, tematicamente e graficamente a Che regni il caos piuttosto che a Esercizio numero 6. Numerose citazioni e riferimenti al mondo dei b-movie orrorifici alternano l’indagine della storia alimentando il clima imperante da fin de siècle che dominerà l’intero ciclo.

Luigi e Fabio Piccatto, con Giulia Massaglia e Matteo Santaniello, sono la squadra di disegnatori che, in questo albo, si destreggia egregiamente in scenari da pre-apocalisse, rimandanti – senza troppi complimenti – a vere e proprie carneficine in stile Final Destination, di cui le prime sequenze sembrano essere una più che felice citazione. Eccellente la loro prova su tutti i fronti dell’illustrazione: senza infrangere la gabbia bonelliana, creano soluzioni di notevole impatto graficamente valide ai fini della narrazione.


La copertina di Gigi Cavenago riassume, come sua abitudine, la storia dell’albo. Di fronte al primo piano di un incubo uscito da Essi vivono di John Carpenter, accanto all’immancabile Dylan, troviamo la bionda fiamma di turno che, con la sua maglietta con scritto “I’m the final girl”, rimanda ad un nutrito filone di film horror che vedono personaggi di genere femminile scampati alla mattanza di qualche omicida seriale (vedi Venerdì 13) o a qualche minaccia extraterrestre (la Ripley della saga Alien); da qui il titolo de La sopravvissuta.

Albo interessante e degno di nota che riscatta la Baraldi dal suo precedente e tiepido lavoro intitolato “Perderai la testa”. Quella di questo mese è una storia decisamente buona, degna di lode, che però aggiunge poco o nulla al ciclo della meteora a parte continuare a fornire altra materia alla tematica del caos che avvolgerà, a quanto sembra, questa lunga conclusione della serie regolare di Dylan Dog.


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