Recensione di Mattia Sangiuliano
Nuova discesa negli abissi del caos in questa avventura all’insegna della follia e di una maledizione soprannaturale che ricorda, ancora una volta, come l’incubo sia un’entità capace di presentarsi sotto molteplici aspetti. O dietro numerose maschere.
La penna di Barbara Baraldi mette in moto un effervescente e rocambolesco dramma degno di un vero e proprio horror movie: è un racconto ricco di momenti adrenalinici e di una trama che si dimostra all’altezza di questo ciclo narrativo molto più vicino, tematicamente e graficamente a Che regni il caos piuttosto che a Esercizio numero 6. Numerose citazioni e riferimenti al mondo dei b-movie orrorifici alternano l’indagine della storia alimentando il clima imperante da fin de siècle che dominerà l’intero ciclo.
Luigi e Fabio Piccatto, con
Giulia Massaglia e Matteo Santaniello, sono la squadra di
disegnatori che, in questo albo, si destreggia egregiamente in scenari da
pre-apocalisse, rimandanti – senza troppi complimenti – a vere e proprie carneficine
in stile Final Destination, di cui le
prime sequenze sembrano essere una più che felice citazione. Eccellente la loro
prova su tutti i fronti dell’illustrazione: senza infrangere la gabbia
bonelliana, creano soluzioni di notevole impatto graficamente valide ai fini
della narrazione.
La copertina di Gigi Cavenago riassume, come sua
abitudine, la storia dell’albo. Di fronte al primo piano di un incubo uscito da
Essi vivono di John Carpenter, accanto
all’immancabile Dylan, troviamo la bionda fiamma di turno che, con la sua
maglietta con scritto “I’m the final girl”, rimanda ad un nutrito filone di
film horror che vedono personaggi di genere femminile scampati alla mattanza di
qualche omicida seriale (vedi Venerdì 13)
o a qualche minaccia extraterrestre (la Ripley della saga Alien); da qui il titolo de La
sopravvissuta.
Albo interessante e degno di nota
che riscatta la Baraldi dal suo precedente e tiepido lavoro intitolato “Perderai la testa”. Quella di questo
mese è una storia decisamente buona, degna di lode, che però aggiunge poco o
nulla al ciclo della meteora a parte continuare a fornire altra materia alla
tematica del caos che avvolgerà, a quanto sembra, questa lunga conclusione
della serie regolare di Dylan Dog.
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