Recensione di Mattia Sangiuliano
Il viaggio della meteora è ancora all’inizio ma il suo influsso nefasto comincia a diffondersi su tutto il pianeta, con conseguenze inattese che minacciano il normale equilibrio – nonché la vita – di ogni essere vivente.
Teatro dell’incubo di questo mese
è una scuola. Non una scuola come tante altre bensì un istituto per ESP, individui
dotati di poteri extrasensoriali quali la telecinesi e la telepatia, che vuole
aiutare i suoi giovani ospiti, tutti bambini, mediante esercizi di empatia, a
comprendere e a padroneggiare le loro abilità fuori del comune. Peccato che l’influenza
della meteora abbia amplificato a tal punto i loro poteri da renderli, in certe
situazioni di stress, incontrollabili.
E proprio a causa di un incidente
– caos e casualità che ancora una volta vanno a braccetto – entra in scena il
nostro indagatore dell’incubo. La sceneggiatura di questa storia vede una
brillante Paola Barbato che riesce a
destreggiarsi molto bene con una storia matura che ha come protagonisti quelli
che solitamente vengono ritenuti gli individui più fragili della nostra
società. Ma cosa accadrebbe se i cosiddetti “fragili” fossero dotati di
capacità incredibili ma portatori di cicatrici che hanno scavato profondi
solchi nelle loro menti?
Il tratto distinguibilissimo di Giovanni Freghieri domina l’albo, con
le sue chine nette e marcate, fatte di campiture decise di colore: accanto a
tonalità grigie capaci di dare tutto un altro spessore agli interni vediamo gli
esterni resi ariosi dal netto e marcato contrasto del nero sul bianco. La resa
grafica di qualche scena più splatter è caratterizzata da una netta perdita di
dettagli, forse con l’intenzione di glissarne l’aspetto cruento, riuscendo al
contempo a non diminuirne il patos, senza far perdere il senso del dramma
complessivo.
Degna di menzione la splendida
copertina di Gigi Cavenago che
ritraendo i giovani ragazzi in primo piano con gli occhi illuminati sembra
citare, neppure troppo velatamente, i protagonisti del film Il villaggio dei dannati (1960, di cui è
stato fatto un remake da Carpenter nel 1995), tratto dal romanzo I figli dell’invasione di John Wynham.
Se nel libro e nelle pellicole originali la minaccia era extraterrestre –
meteora a parte, nda – nell’albo di
questo mese assistiamo ad un incubo personale a cui è difficile porre degli
argini.
La Barbato mette in scena un
drammatico rapporto maturità-responsabilità che è allo stesso tempo specchio
della tematica dono-maledizione e del rapporto vita-sacrificio, senza scadere
nelle abituali retoriche superomistiche. Un secondo albo del ciclo della
meteora certamente interessante che però aggiunge poco o niente all’arco
narrativo di cui è tassello; questa è una storia molto più in linea con la
tradizione del Dylan indagatore in un mondo di emarginati vittime della società
e di forze più grandi di loro.
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