lunedì 25 novembre 2019

DD 387 – “Che regni il caos”
(-13 alla meteora!)


Recensione di Mattia Sangiuliano


Con il numero 387 della serie regolare di Dylan Dog ha inizio il cosiddetto “ciclo della meteora”; una serie di albi uniti da un filo conduttore che, alla fine, porterà alla chiusura della serie di Dylan Dog. O almeno alla fine di Dylan così per come la conosciamo noi.


L’albo si apre presentando quella che, a tutti gli effetti, sarà la nemica di Dylan Dog in questa conclusione della serie regolare – almeno per come la conosciamo, nda – vale a dire la meteora che minaccia di spazzare via l’umanità. Nell’incipit la meteora viene mostrata come un’entità senziente dotata di una propria volontà, emissaria antica quanto l’universo, portatrice di quel caos che dà il titolo all’albo.

La sceneggiatura per questo inizio della fine non poteva essere altri che del curatore della serie in persona. Roberto Recchioni si dimostra ancora una volta un abile scrittore che riesce a non scottarsi nonostante tutta la carne buttata sulla sua brace. Bisogna dire che, vista l’intenzione di chiudere tutti gli archi narrativi che da Mater Morbi sino a Mater Dolorosa, passando per Spazio profondo, sono stati aperti – tralasciando altre porte tenute socchiuse in questa mezza decade nel nome di Rrobe – il rischio è decisamente alto.


Dopo la presentazione della nuova e devastante minaccia che fa rotta verso la terra abbiamo un vero e proprio prologo per bocca dello stesso Ghost che, armando lo spietato Axel Neil, indirettamente ci farà capire a cosa la Terra, e Dylan, stanno andando incontro. La nemesi del nostro Indagatore parlerà di entropia, concetto della termodinamica che misura il grado di disordine – ancora il caos, nda – all’interno dell’universo, per descrivere il naturale evolversi e decadere delle società umane. Un discorso lucido quando folle, capace di evidenziare la spietatezza e la mente calcolatrice dello stesso Ghost.

Questo è un albo che farà saltare sulla sedia chi sostiene il mantra sempreverde del “Dylan dog è morto dopo il numero 100”. Con “Che regni il caos” torna in pompa magna un certo aroma del vecchio Dylan Dog; primo fra tutti il caro e buon vecchio splatter di stampo sclaviano che, in un susseguirsi di rutilanti azioni violente ed efferate compiute per mano di quella vecchia conoscenza dell’indagatore dell’incubo che è Axel, miete senza troppi complimenti – ma con molta teatralità – numerose persone, falcidiate senza troppe cerimonie in pieno giorno nel cuore di Londra.


Il tratto di due disegnatori del calibro di Leomacs e Marco Nizzoli non fa che accompagnare in maniera superba la narrazione di Recchioni. Le chine del duo definiscono ogni dettaglio, soprattutto per la mattanza perpetrata dallo spietato Axel verso i cittadini londinesi, sfociante in dettagliate tavole di grande impatto, regalando addirittura una bellissima splash-page alle pagine 20-21 in cui traspare anche un certo gusto degli autori nel citare elementi mainstream della società contemporanea.

Altro aspetto interessante del disegno degli autori, questa volta capace di arricchire la narrazione, è dato dalla commistione dei media utilizzati dai personaggi: la gabbia bonelliana viene messa da parte per lasciare spazio a filmati del telegiornale o a video divulgati a mezzo smartphone che, in una sorta di pop-up intertestuale, arricchiscono il racconto.

“Che regni il caos” è certamente un più che buon inizio della fine che fa ben promettere per lo sviluppo di questo arco narrativo, ricco di momenti adrenalinici e di toccanti situazioni che trascinano il lettore a simpatizzare sempre più per quell’eroe romantico che è – a tutti gli effetti – Dylan Dog. Un eroe che non accetta il destino come un dato immutabile, un ateo della dea fortuna, che vuole a tutti i costi fare la cosa giusta, anche andando contro la follia che minaccia di ingoiare il mondo intero. Una follia generata da una meteora lanciata a tutta velocità nello spazio o da quella forse più pericolosa, generata nella mente delle persone comuni e manipolata da individui senza scrupoli.
Non resta che attendere i nuovi sviluppi di questo attesissimo ciclo narrativo.



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