Recensione di Mattia Sangiuliano
Il soggetto di questo mese porta
la firma di Barbara Baraldi; una brillante, quanto tetra e angosciante storia
che ben si sposa con le cupe chine, caratteristiche, del tratto di Corrado Roi. Narrazione e tavole cullano il lettore, facendolo sprofondare in un’atmosfera che porta il marchio dell’incubo.
Che Barbara Baraldi fosse una
sceneggiatrice degna di questo nome lo sapevamo già, più precisamente lo
avevamo intuito da quel suo primo – e non troppo lontano – lavoro del 2015,
vale a dire da quel “La mano sbagliata” in cui aveva fatto coppia con le chine
e gli inchiostri di Nicola Mari.
In questa sua nuova storia il nostro
indagatore dell’incubo è invischiato in una vicenda che coinvolge dei bambini,
già altre volte protagonisti delle sue vicende, molto spesso nelle vesti di vittime incolpevoli. Basti pensare, sempre
sulle pagine della testata regolare, al recente “Cose perdute” e al suo
protagonista.
«Questa è la ninna nanna della notte lieve, che dona pace a chi la chiede»
Queste sono alcune delle parole della litania che cullerà il
lettore nel tetro, quasi onirico, mondo che avvolge questa indagine; è un mondo
in cui non sempre i bambini sono solo vittime degli adulti. Talvolta calpestati, o più semplicemente ignorati nella quotidianità, i bambini sembrano
essere gli agnelli predestinati. Ma se volessero vendicarsi, cosa accadrebbe?
Misteriose sparizioni di bambini e altrettanto misteriose
esecuzioni di adulti attirano l’attenzione di Dylan Dog in una spirale di rancore e dolore in cui il nostro
Old Boy dovrà dimostrare che non tutti gli adulti sono insensibili ai tormenti
dei più piccoli. E, soprattutto, che la vendetta non è una pietanza per soli adulti.
Il soggetto d’eccezione di questa storia vuole rompere lo
stereotipo dell’endiadi bambini-vittime; il tema della storia sembra ricalcare
– come evidenzia lo stesso editoriale di Roberto Recchioni
– Il villaggio dei dannati diretto da
Wolf Rilla nel 1960, di cui Carpenter ha diretto il remake del 1995, ispirato
al romanzo di John Wyndham intitolato I figli dell’invasione (1957).
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