recensione di Mattia
Sangiuliano.
Indagine tutt'altro che
che semplice per il nostro Dylan che, superfluo dirlo, la ha viste di
tutti i colori e anche questo mese non sarà da meno con una storia
che ha il sapore del cinema – che lui stesso ama. Assieme a Dylan, l'uscente Marco Marcheselli ne ha viste
davvero tante, così come l'entrante direttore editoriale:
Michele Masiero, ancora ne avrà da vedere alla guida di
questo galeone che è la Sergio Bonelli; compito di timoniere che lo
porterà a fare i conti con le rivoluzioni del capitano Recchioni.
La storia di questo mese
getta la sua ragion d'essere nel delirio di un film horror-storico
(interessante commistione – nda) che tesse l'intreccio attorno a un
talentuoso giovane regista, Michael Reeves morto dopo il suo
terzo – e ultimo – film, capolavoro dell'orrore che porterà
Dylan a indagare proprio su questa dipartita e tra le pagine di
quella sceneggiatura, e di quel soggetto storico, de “Il
generale inquisitore” che da il nome alla pellicola e all'albo;
mentre una serie di omicidi riportano in scena l'analoga vicenda di
persecuzione delle – presunte – streghe, inutile dirlo: Dylan non
si ritroverà in un film ma invischiato in un incubo a occhi aperti.
Soggetto e sceneggiatura,
omaggio al regista Michael Reeves e al suo ultimo film, sono di
Fabrizio Accatino, autore capace di celare tra le pieghe del
racconto flashback, ricordi, frammenti di pellicole che sorreggono la
trama del racconto, senza divagazioni fuorvianti; tutto si srotola
sotto gli occhi del lettore che si fa spettatore, ogni elemento
catalizza l'indagine che incalza, unendo una buona dose di orrore e
follia, pianificazione lucida e sanguinosa, all'ombra di un
pregiudizio che alimenta l'incubo. Non può mancare un po' d'azione
per coronare il divertissement del pubblico.
Luca Casalanguida
regge il gioco agli scarti dell'intreccio narrativo, ammorbidendo il
passaggio da un piano all'altro dissolvendo, senza fratture, e
adottando soluzioni stilistiche e grafiche che guidano il lettore nel
racconto in accordo con la sceneggiatura. Comparto grafico degno di
nota, capace di giocare con i molteplici piani, come in un film,
strizzando l'occhio ai flashback e ai “racconti nel racconto”,
adotta chiaroscuri netti per la storia centrale oppure ombreggiature
da film d'epoca, sino ad un patinato polveroso che rende l'idea della
proiezione all'interno della storia. Capolavoro le struggenti chine
delle ultime tavole “filmiche” che mettono il suggello
dell'epilogo poco prima della parola “fine”.
Insomma:
“Raccogliete le confezioni di popcorn, bottigliette e lattine, e
lasciatele negli appositi raccoglitori, una volta terminata la
lettura, e dirigetevi verso le uscite indicate. Grazie”.
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