mercoledì 9 marzo 2016

Tre passi nel delirio con Dylan Dog – Color Fest n° 16

recensione di Mattia Sangiuliano

Tre passi nell'incubo, tre passi nel delirio con il nuovo Dylan Dog Color Fest, n°16, che si rinnova diventando più snello e cambiando carta e cadenza; la prima novità permette di abbassare il prezzo, la seconda garantisce una resa degna di questo nome e la terza garantisce un numero maggiore di uscite per un anno solare. Tante buone notizie ma, bando alle ciance, è ora di uscire per una passeggiata fatta di "Tre passi nel delirio".

PRIMO PASSO

Un bell'abito su misura, con una camicia rossa come il sangue: ecco cosa ci vuole per una bella passeggiata domenicale nell'incubo. E dove se non nella bottega di Sir Bone – Abiti su misura, si può trovare l'abbigliamento giusto? Ausonia ci delizia con un racconto piacevolmente tetro, un sogno – sottolineato dallo sfondo scuro delle pagine – destinato a cadere nell'oblio, indaga la provenienza del guardaroba dell'indagatore di Craven Road, sbizzarrendosi a dare una teoria all'origine di questo aspetto di Dylan. Disegni piacevoli già dal taglio che danno al protagonista e alla storia, rendono tematicamente impeccabile la dimensione quasi onirica del racconto.

SECONDO PASSO

Un rumore fastidioso accompagna la nostra passeggiata: è il GRICK GRICK prodotto dalla storia di Marco Galli; un'insonnia indotta da un elemento destabilizzante: un demone apparso nello studio dell'indagatore dell'incubo – che voglia chiedere aiuto per i suoi incubi? – porta lo scompiglio nella vita di coppia con la bella – e tatuata – del momento. L'acquerello e l'attenzione volutamente maniacale sui dettagli, con primissimi piani e focalizzazioni mirate, che precedono pagine piene, giocano con la gabbia bonelliana, persino nello sfruttare lo spazio bianco tra una tavola e l'altra. Il tratto di Marco, felicemente sfrontato, reinterpreta la fisionomia dell'eroe.

TERZO PASSO

L'ultimo passo ci ha fatto precipitare. Siamo caduti in un pozzo tetro e stretto. A spingerci nel regno della Claustrophobia è stato AKA B, con la sua storia e il suo tratto decisamente taglienti. Siamo soli. Soli con noi stessi, prendono forma pensieri. Ricordi, paure. Nella solitudine l'introspezione è un modo per vincere la solitudine. Oppure è quel passo che spinge ancor più a fondo, sino all'esaurimento, costringe a scavare nel baratro in cui si è precipitati. Spinge a confrontarsi con i vizi del passato e con tutti i fantasmi, i volti che si sono incontrati. Ecco la follia che preme, apre una crisi più profonda, forse indotta da un'allucinazione... ma la notte sta per giungere al termine, trascinando via l'ombra di tutti gli incubi. O quasi.

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