recensione di Mattia
Sangiuliano
Nel segno
dell'innovazione, l'era recchioniana, e nel rispetto della
tradizione. Questo mese, con Dylan Dog, facciamo cifra tonda
raggiungendo quota 350 albi e per l'occasione il traguardo si colora.
Come da tradizione, appunto.
La fede e la vendetta per
un torto subito sono le tematiche fondamentali di questo mese. Una
fede cieca spinge Bloch a fare i conti con il suo animo, le sue
passioni, facendosi carico di un'anima infelice che è riuscita a
toccare in profondità il suo cuore al punto da costringere il caro e
buon vecchio ispettore a sospendere la tanto agognata pensione, come
del resto aveva già fatto lo scorso mese; sottile continuità
ripresa in questo nuovo albo.
Crispille: un nome
importante, è quello di una santa portoghese ma è anche il nome
dell'angelo che ha stregato il cuore dell'ispettore e che, nella
storia scritta e disegnata da Carlo Ambrosini, ha
un'inestinguibile sete di vendetta. Gli esseri umani sono vittime –
se così si può dire – di un'animalesca ferocia che li spinge a
commettere le peggiori nefandezze e oscenità verso i propri simili;
soprattutto verso le donne che dovrebbero proteggere. E amare.
Tematica già vista sulle
pagine di DD questa volta sposata con il tratto deciso di Ambrosini,
appena sfumato nei dettagli, riempito dai colori di Giovanna Niro;
un'esplosione di tonalità che abbraccia tutte le gradazioni
possibili offerte dagli ambienti e dalle emozioni suscitate in questo
albo: dai toni freddi di un melanconica distanza all'esplosione
passionale o iraconda di una secolare vendetta purificatrice. Una
rabbia eterna, rossa come il fuoco, che nulla e nessuno può
estinguere.
Forse, solo la
compassione di un eroe comune.
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