venerdì 28 novembre 2014

Frida Kahlo e il suo doppio.

Appunti di Mattia Sangiuliano

L'immagine riflessa da uno specchio è una rappresentazione fittizia dell'oggetto, non coincide con esso; allo stesso modo l'immagine riflessa sull'acqua non è una rappresentazione veritiera dell'oggetto che vi si riflette, attraversata com'è da piccole scosse, increspature sulla superficie e sotto di essa. L'immagine che si cerca di fissare è un fremere di riflessi di luce, giochi d'ombra, movimenti che percorrono il pelo dell'acqua. Spesso però, il riflesso, per quanto distorto possa essere, rivela un insieme di dettagli che difficilmente l'occhio nudo sarebbe in grado di cogliere. L'opera di Frida Kahlo, nel tentativo di fissare la propria immagine, è caratterizzata da questo perenne scavo nella materia lavica della sua esistenza, tra vita e presentimento di morte, tra amore e tradimento, il suo perenne dolore e la gioia di essere viva.


“Ho sempre dipinto la mia realtà non i miei sogni”
La vita di Frida Kahlo sarà un continuo oscillare, tra il dolore fisico e un dolore altro, emotivo, che scaverà profondamente dentro la sua natura più intima, dentro il suo essere donna. Nel 1925, all'età di diciotto anni, sarà vittima di un terribile incidente automobilistico, riporterà gravi ferite, si fratturerà la spina dorsale in tre punti, si romperà un femore, il piede destro e conterà undici fratture alle ossa della gamba sinistra. Nel corso della sua vita subirà oltre 30 operazioni. Gli verrà negata la possibilità di poter concepire un figlio.

Nel periodo successivo l'incidente si avvicinerà al partito comunista messicano e in maniera determinante all'arte, rappresentando su tela la sua tormentata condizione fisica, instaurando un continuo dialogo tra la vita e la morte, dove il dolore e la pittura sembrano essere i linguaggi che meglio possono esprimere, unendosi, la condizione di Frida.
“Io non sono malata, ma sono rotta, distrutta. Sono felice solo quando dipingo.”
Anche l'amore, nella vita e nell'arte di Frida, sarà sempre visto sotto la costante tematica del doppio; attraverso la sua arte, in molte sue opere, la tematica sentimentale va letta alla luce di una duplice chiave di lettura. La figura centrale è sempre quella di Frida, della sua auto-rappresentazione mediante l'autoritratto, indissolubilmente legata alla presenza di Diego, come citazione o come stimolo creativo che nel bene o – soprattutto – nel male, spinge Frida ha incidere le sue impressioni e i suoi sentimenti sulla tela, nonché i vari aspetti di questa travagliata storia d'amore con l'artista messicano.

Diego: “Mi hai spezzato il cuore”
Frida: “Fa male, vero?

La storia tra Frida e il noto pittore e muralista messicano Diego Rivera è estremamente tormentata; si sposano una prima volta il 21 agosto 1929 e una seconda volta nel 1940. Frida conobbe Diego in quanto studentessa d'arte; Rivera fu attratto da questa talentuosa ragazza messicana – ne riconoscerà però il talento artistico anni dopo –, cominciando così con lei una turbolenta relazione. Molti furono i tradimenti da parte di Diego, politicamente e artisticamente impegnato con il partito comunista messicano, sempre in giro per lavoro, con donne di volta in volta diverse, prese tra le modelle, successivamente sue amanti, che posavano per i suoi lavori. Anche Frida non mancherà successivamente di tradirlo a sua volta.

Bende, apparecchi, operazioni sono gli oggetti che dominano i dipinti e, specialmente, gli autoritratti di Frida. Nel corso della sua vita, in questo senso artistica, Frida sarà sempre portata a ritrarre sé stessa, il suo corpo, il suo volto, i suoi atteggiamenti, la sua vita. L'elemento autobiografico delle sue opere è così presto detto; nel suo insieme l'opera di Frida Kahlo è accostabile ad una sorta di diario personale in cui traspaiono i molteplici aspetti della sua vita, dei suoi dolori, degli avvenimenti che la costellano, attraverso i suoi tormentosi sentimenti e le sue – molte, moltissime – infelicità. Dalle tele di Frida, attraverso una commistione di simboli traspare la tematica centrale del doppio, dell'ambivalente.

La malattia domina la pittura di Frida Kahlo, è la sua condizione che viene ritratta o, meglio, se si vuole, autoritratta; non rappresentazione ma rievocazione. Ogni cosa disposta sulla tela ha un suo preciso significato; non sono solo richiami freudiani o junghianismi legati ad un ancestrale inconscio collettivo, Frida lascia sulla tela un'istantanea della sua condizione di vita, del suo dolore, del suo tormento, degli oggetti che la circondano. I particolari sono pochi, addirittura estremamente semplici da rintracciare e da spiegare; ogni cosa viene ridotta all'essenzialità, ha il preciso compito di descrivere la condizione della pittrice; a questo si aggiunge l'intimo bisogno di parlare, di spiegarsi, di parlare di s'è, spogliarsi di fronte all'occhio che esplora la tela, di comunicare la condizione della stessa Frida, nuda, ridotta all'essenzialità.

Allettata a causa di continue operazioni riuscirà a dipingere solo grazie a specchi disposti attorno al suo corpo, sopra e sotto di lei, per poter osservare meglio sé stessa e continuare a ritrarsi nei suoi numerosi dipinti. Il dolore totale che traspare, la pena, non sono più tali; il linguaggio artistico, un grado sopra, riesce a far superare questo dolore e questa pena.

Ospedale Henry Ford (1932)
Nel corso della sua vita sarà vittima di un gran numero di aborti spontanei. Uno di questi eventi si verificò mentre si trovava a Detroit, viene così ricoverata presso l'ospedale Henry Ford. Qui imprimerà l'evento nell'omonima opera.
Nel dipinto Frida fa trasparire il suo dramma costante questa volta amplificato dalla maternità che non riesce ad ottenere. La rappresentazione di un bacino ricorda la sua colonna spinale fratturata in più punti, una chiocciola rappresenta la lentezza della sua sofferenza, un orchidea rievoca la morfologia di un utero, le apparecchiature per la sterilizzazione chirurgica l'operazione e il legame con la vita, un ventre femminile e il feto, che è la rappresentazione dell'aborto, di quella vita che non riesce a vedere la luce; lei sdraiata sul letto macchia le lenzuola con il sangue dell'operazione, ma è ancora viva. Tutte queste immagini di vita e, al contempo, di morte sono legate tra loro e a lei da un sottile cordone ombelicale, quasi a sottolineare questo doppio che lega la vita e la morte.
“di notte la morte danza attorno al mio letto”
La continua rappresentazione della morte è per Frida un tentativo inesausto per cercare di superarla. Nella sua opera è sempre presente la coscienza della morte, è una costante tematica ma anche stilistica, non è solo rappresentazione, è voglia di addobbarla come nel “Dia de Muertos” della tradizione messicana. Frida dipinge anche i suoi busti, quella sorta di estensione del suo fisico martoriato, che sono parte del suo fisico, del suo corpo; sono la sua condanna, per il dolore che prova, e la base della sua arte. È l'epifania di questo inesausto non arrendersi al dolore e all'idea della morte e, come nel Dia, addobbare e rivestire, colorandola, la morte.
Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio
Recuerdo (1937)
Ricordo (1937) - L'opera in questione è tra i dipinti di Frida che meglio esprimono l'idea del doppio. Il doppio è rappresentato dai vestiti, dall'autoritratto centrale di Frida, senza gli arti superiori, cui fa da contraltare la rappresentazione dei due abiti, la divisa – la giovinezza – e un abito tipico, etnico – la maturità – entrambi muniti di arti; un altro elemento duale è rappresentato dal cuore, rievocante gli ex voto religiosi, asportato e gettato – in primo piano – nell'angolo sinistro del quadro cui fa da contrappeso quello del palo che trafigge il petto della donna. L'opera è di facile comprensione, legata al rapporto tra passato e presente dell'artista e alla sua sofferenza interiore.
Due cose distinte ma collegate, l'amore e la sofferenza; lo stesso Diego sarà per lei tutto questo, in un'ambivalenza continua, in quel loro perpetuo attrarsi per ferirsi. Diego arriverà a tradire Frida con la sorella di questa. Frida si taglierà i capelli, quasi a voler cancellare quella Frida tanto amata da Diego. È la rottura.

'38-'39 espone a Parigi e a New York. Prende avvio la proprio carriera, anche grazie a Diego e all'influenza di questo.

Le due Frida (1939)
Fra tradimento e divorzio, è ancora il dolore amoroso che suscita in Frida un sentimento duplice, bifido, rappresentato dalle due Frida che campeggiano nel dipinto. Ancora una volta la distinzione tra le due Frida è insita nel vestito, uno bianco, macchiato di sangue e l'altro tipico della cultura ispanica, ancora la rappresentazione dei due cuori, il primo esposto, il secondo chiuso nel petto; i due cuori sono però tra loro collegati, da un legame sottile ma concreto, non meno forte delle mani delle due Frida che si stringono. La Frida con il vestito bianco tiene in mano delle forbici emostatiche mentre l'altra tiene in mano un'immagine di Diego. L'opera di Frida è un continuo rimando all'insegna del duplice, di un continuo guardarsi in uno specchio frantumato che centuplica e distorce la figura originale rivelandone i tormenti e le angosce.

Albero della speranza mantieniti saldo (1946) - Due facce della stessa medaglia, due Frida, uno sdraiata alla luce del sole, l'altra all'ombra; la Frida sdraiata ha il volto coperto, una ferita le solca la schiena, il riferimento è per la colonna vertebrale che le procura un continuo lancinante dolore. L'altra Frida, seduta sul bordo del letto è vestita in maniera ben diversa, con un vestito della festa reca nelle mani un busto, come quello che la pittrice è solita indossare, e uno stendardo su cui campeggia la frase “arbol de la esperanza mentente firme”, la frase che da il titolo all'opera. In questa immagine è racchiusa tutta l'ambivalenza e la tematica del doppio, in pochi fondamentali dettagli, che permeano l'intera opera di Frida. Il dolore, la presenza della morte, le continue operazioni, sono parte della sua vita, attraverso l'arte Frida riesce a non far sfiorire la speranza.

Autoritratto con il ritratto di Diego sul petto e Maria tra le sopracciglia ('53-'54) - Il tratto è molto incerto, Frida ha ormai perso la mano, il tocco, la sua tecnica. La causa è da imputarsi alla malattia; per via delle medicine e del grande uso di alcol che la Kahlo fa per sopportare i lancinanti dolori fisici, la sua arte ne risente sotto il profilo tecnico, ma non sotto l'aspetto della rappresentazione e del significato che sottende l'opera. Nel petto di Frida si trova il ritratto di Diego mentre, sulla sua fronte, tra le sopracciglia, invece, si trova il ritratto di Maria, l'ultima amante con cui Diego la tradisce ancora. Nel sole dipinge il proprio volto e quello di Maria, quest'ultima viene collocata in primo piano, davanti a Frida, segno inequivocabile di come, ormai, Diego abbia scelto lei e la pittrice sia ormai passata in secondo piano, sostituita dall'altra.

Del 1953 la prima esposizione personale delle sue opere in Messico, mentre il suo stato di salute si aggrava, pochi anni prima le fu amputato il piede destro per una gangrena; questa mostra personale è un traguardo estremamente importante per lei, come donna e come artista. Un grande omaggio che le viene tributato pochi mesi prima della sua scomparsa.
“spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”
Frida rigetterà l'etichetta di surrealista omaggiatale da Andre Breton, nonostante la sua opera fosse incline a venir inserita in questo movimento artistico, proprio per via di quelle immagini quasi oniriche che Frida sembra evocare nei suoi dipinti, oltre il simbolismo degli oggetti. Come ricordò la stessa Frida, ella non tentò di rappresentare i propri sogni, o i propri incubi, ma la sua realtà; una quotidianità tormentata ma speranzosa trova spazio sulla tela, si esprime attraverso il linguaggio artistico parlando di luci e ombre, di vita e morte, amore e tradimento, nel tentativo inesausto di non soffocare sotto il dolore e il peso della morte, cercando di ritrarre realisticamente i frantumi di uno specchio infranto in cui si riflette la sua immagine di donna, artista, amante.

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