Appunti di Mattia Sangiuliano
L'immagine riflessa da uno specchio è
una rappresentazione fittizia dell'oggetto, non coincide con esso;
allo stesso modo l'immagine riflessa sull'acqua non è una
rappresentazione veritiera dell'oggetto che vi si riflette,
attraversata com'è da piccole scosse, increspature sulla superficie
e sotto di essa. L'immagine che si cerca di fissare è un fremere di
riflessi di luce, giochi d'ombra, movimenti che percorrono il pelo
dell'acqua. Spesso però, il riflesso, per quanto distorto possa
essere, rivela un insieme di dettagli che difficilmente l'occhio nudo
sarebbe in grado di cogliere. L'opera di Frida Kahlo, nel tentativo
di fissare la propria immagine, è caratterizzata da questo perenne
scavo nella materia lavica della sua esistenza, tra vita e
presentimento di morte, tra amore e tradimento, il suo perenne dolore e la gioia di essere viva.
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“Ho sempre dipinto la mia realtà non i miei sogni”
La vita di Frida Kahlo sarà un
continuo oscillare, tra il dolore fisico e un dolore altro, emotivo,
che scaverà profondamente dentro la sua natura più intima, dentro
il suo essere donna. Nel 1925, all'età di diciotto anni, sarà
vittima di un terribile incidente automobilistico, riporterà gravi
ferite, si fratturerà la spina dorsale in tre punti, si romperà un
femore, il piede destro e conterà undici fratture alle ossa della gamba sinistra. Nel corso della sua vita subirà oltre 30 operazioni.
Gli verrà negata la possibilità di poter concepire un figlio.
Nel periodo successivo l'incidente si avvicinerà al partito comunista messicano e in
maniera determinante all'arte, rappresentando su tela la sua
tormentata condizione fisica, instaurando un continuo dialogo tra la
vita e la morte, dove il dolore e la pittura sembrano essere i linguaggi che meglio possono esprimere, unendosi, la condizione di Frida.
“Io non sono malata, ma sono rotta, distrutta. Sono felice solo quando dipingo.”
Anche l'amore, nella vita e nell'arte
di Frida, sarà sempre visto sotto la costante tematica del doppio;
attraverso la sua arte, in molte sue opere, la tematica sentimentale
va letta alla luce di una duplice chiave di lettura. La figura
centrale è sempre quella di Frida, della sua auto-rappresentazione
mediante l'autoritratto, indissolubilmente legata alla presenza di
Diego, come citazione o come stimolo creativo che nel bene o –
soprattutto – nel male, spinge Frida ha incidere le sue impressioni
e i suoi sentimenti sulla tela, nonché i vari aspetti di questa
travagliata storia d'amore con l'artista messicano.
Diego: “Mi hai spezzato il cuore”
Frida: “Fa male, vero?”
La storia tra Frida e il noto pittore e
muralista messicano Diego Rivera è estremamente tormentata; si
sposano una prima volta il 21 agosto 1929 e una seconda volta nel
1940. Frida conobbe Diego in quanto studentessa d'arte; Rivera fu attratto da questa talentuosa ragazza messicana – ne riconoscerà
però il talento artistico anni dopo –, cominciando così con lei
una turbolenta relazione. Molti furono i tradimenti da parte di
Diego, politicamente e artisticamente impegnato con il partito
comunista messicano, sempre in giro per lavoro, con donne di volta in volta diverse, prese tra le
modelle, successivamente sue amanti, che posavano per i suoi lavori. Anche Frida non mancherà successivamente di tradirlo a sua volta.
Bende, apparecchi, operazioni sono gli
oggetti che dominano i dipinti e, specialmente, gli autoritratti di
Frida. Nel corso della sua vita, in questo senso artistica, Frida
sarà sempre portata a ritrarre sé stessa, il suo corpo, il suo
volto, i suoi atteggiamenti, la sua vita. L'elemento autobiografico
delle sue opere è così presto detto; nel suo insieme l'opera di
Frida Kahlo è accostabile ad una sorta di diario personale in cui
traspaiono i molteplici aspetti della sua vita, dei suoi dolori,
degli avvenimenti che la costellano, attraverso i suoi tormentosi sentimenti e le sue –
molte, moltissime – infelicità. Dalle tele di Frida, attraverso
una commistione di simboli traspare la tematica centrale del doppio,
dell'ambivalente.
La malattia domina la pittura di Frida
Kahlo, è la sua condizione che viene ritratta o, meglio, se si
vuole, autoritratta; non rappresentazione ma rievocazione. Ogni cosa
disposta sulla tela ha un suo preciso significato; non sono solo
richiami freudiani o junghianismi legati ad un ancestrale inconscio
collettivo, Frida lascia sulla tela un'istantanea della sua
condizione di vita, del suo dolore, del suo tormento, degli oggetti
che la circondano. I particolari sono pochi, addirittura estremamente
semplici da rintracciare e da spiegare; ogni cosa viene ridotta
all'essenzialità, ha il preciso compito di descrivere la condizione
della pittrice; a questo si aggiunge l'intimo bisogno di parlare,
di spiegarsi, di parlare di s'è, spogliarsi di fronte all'occhio che
esplora la tela, di comunicare la
condizione della stessa Frida, nuda, ridotta all'essenzialità.
Allettata a causa di continue
operazioni riuscirà a dipingere solo grazie a specchi disposti
attorno al suo corpo, sopra e sotto di lei, per poter osservare
meglio sé stessa e continuare a ritrarsi nei suoi numerosi dipinti.
Il dolore totale che traspare, la pena, non sono più tali; il linguaggio
artistico, un grado sopra, riesce a far superare questo dolore e
questa pena.
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Ospedale Henry Ford (1932) |
Nel corso della sua vita sarà vittima
di un gran numero di aborti spontanei. Uno di questi eventi si verificò mentre si trovava a Detroit, viene così ricoverata presso l'ospedale
Henry Ford. Qui imprimerà l'evento nell'omonima opera.
Nel dipinto Frida fa trasparire il suo dramma costante questa volta amplificato dalla maternità che non riesce ad ottenere. La rappresentazione di un bacino ricorda la sua colonna
spinale fratturata in più punti, una chiocciola rappresenta la
lentezza della sua sofferenza, un orchidea rievoca la morfologia di
un utero, le apparecchiature per la sterilizzazione chirurgica l'operazione e il legame con la vita, un ventre femminile e il feto, che è la rappresentazione dell'aborto, di quella vita che non
riesce a vedere la luce; lei sdraiata sul letto macchia le lenzuola
con il sangue dell'operazione, ma è ancora viva. Tutte queste
immagini di vita e, al contempo, di morte sono legate tra loro e a
lei da un sottile cordone ombelicale, quasi a sottolineare questo
doppio che lega la vita e la morte.
“di notte la morte danza attorno al mio letto”
La continua rappresentazione della
morte è per Frida un tentativo inesausto per cercare di superarla. Nella sua
opera è sempre presente la coscienza della morte, è una costante
tematica ma anche stilistica, non è solo rappresentazione, è voglia
di addobbarla come nel “Dia de Muertos” della tradizione
messicana. Frida dipinge anche i suoi busti, quella sorta di
estensione del suo fisico martoriato, che sono parte del suo fisico,
del suo corpo; sono la sua condanna, per il dolore che prova, e la
base della sua arte. È l'epifania di questo inesausto non arrendersi
al dolore e all'idea della morte e, come nel Dia, addobbare e
rivestire, colorandola, la morte.
“Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”
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Recuerdo (1937) |
Due cose distinte ma collegate,
l'amore e la sofferenza; lo stesso Diego sarà per lei tutto questo, in
un'ambivalenza continua, in quel loro perpetuo attrarsi per ferirsi.
Diego arriverà a tradire Frida con la sorella di questa. Frida si taglierà i capelli, quasi a voler cancellare quella Frida tanto
amata da Diego. È la rottura.
'38-'39 espone a Parigi e a New York.
Prende avvio la proprio carriera, anche grazie a Diego e
all'influenza di questo.
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Le due Frida (1939) |
Fra tradimento e divorzio, è ancora il
dolore amoroso che suscita in Frida un sentimento duplice, bifido,
rappresentato dalle due Frida che campeggiano nel dipinto. Ancora una
volta la distinzione tra le due Frida è insita nel vestito, uno
bianco, macchiato di sangue e l'altro tipico della cultura ispanica,
ancora la rappresentazione dei due cuori, il primo esposto, il
secondo chiuso nel petto; i due cuori sono però tra loro collegati,
da un legame sottile ma concreto, non meno forte delle mani delle due
Frida che si stringono. La Frida con il vestito bianco tiene in mano
delle forbici emostatiche mentre l'altra tiene in mano un'immagine di
Diego. L'opera di Frida è un continuo rimando all'insegna del
duplice, di un continuo guardarsi in uno specchio frantumato che
centuplica e distorce la figura originale rivelandone i tormenti e le
angosce.
Albero della speranza mantieniti
saldo (1946) - Due facce della stessa medaglia, due
Frida, uno sdraiata alla luce del sole, l'altra all'ombra; la Frida
sdraiata ha il volto coperto, una ferita le solca la schiena, il
riferimento è per la colonna vertebrale che le procura un continuo lancinante dolore. L'altra Frida, seduta sul bordo del letto è vestita in
maniera ben diversa, con un vestito della festa reca nelle
mani un busto, come quello che la pittrice è solita indossare, e uno stendardo su
cui campeggia la frase “arbol de la esperanza mentente firme”,
la frase che da il titolo all'opera. In questa immagine è racchiusa
tutta l'ambivalenza e la tematica del doppio, in pochi fondamentali
dettagli, che permeano l'intera opera di Frida. Il dolore, la presenza della morte, le continue operazioni, sono parte della sua vita, attraverso l'arte Frida riesce a non far sfiorire la speranza.
Autoritratto con il ritratto di Diego sul petto e Maria tra le sopracciglia ('53-'54) - Il tratto è molto incerto, Frida ha ormai perso la mano, il tocco, la sua tecnica. La causa è da imputarsi alla malattia; per via delle medicine e del grande uso di alcol che la Kahlo fa per sopportare i lancinanti dolori fisici, la sua arte ne risente sotto il profilo tecnico, ma non sotto l'aspetto della rappresentazione e del significato che sottende l'opera. Nel petto di Frida si trova il ritratto di Diego mentre, sulla sua fronte, tra le sopracciglia, invece, si trova il ritratto di Maria, l'ultima amante con cui Diego la tradisce ancora. Nel sole dipinge il proprio volto e
quello di Maria, quest'ultima viene collocata in primo piano, davanti a Frida, segno
inequivocabile di come, ormai, Diego abbia scelto lei e la pittrice
sia ormai passata in secondo piano, sostituita dall'altra.
Del 1953 la prima esposizione personale
delle sue opere in Messico, mentre il suo stato di salute si aggrava,
pochi anni prima le fu amputato il piede destro per una gangrena; questa mostra personale è
un traguardo estremamente importante per lei, come donna e come artista. Un grande omaggio che le viene
tributato pochi mesi prima della sua scomparsa.
“spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”
Frida rigetterà l'etichetta di surrealista omaggiatale da Andre Breton, nonostante la sua opera fosse incline a venir inserita in questo movimento artistico, proprio per via di quelle immagini quasi oniriche che Frida sembra evocare nei suoi dipinti, oltre il simbolismo degli oggetti. Come ricordò la stessa Frida, ella non tentò di rappresentare i propri sogni, o i propri incubi, ma la sua realtà; una quotidianità tormentata ma speranzosa trova spazio sulla tela, si esprime attraverso il linguaggio artistico parlando di luci e ombre, di vita e morte, amore e tradimento, nel tentativo inesausto di non soffocare sotto il dolore e il peso della morte, cercando di ritrarre realisticamente i frantumi di uno specchio infranto in cui si riflette la sua immagine di donna, artista, amante.
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