Recensione di Mattia Sangiuliano
Struggente storia ad opera di Barbara Baraldi che ci parla di fragilità e caducità della vita. Una storia che calza come un guanto a quel Dylan perennemente alle prese con la sua natura “umana, troppo umana”. La Meteora sembra essere una storia lontana.
Il soggetto di questo mese porta
la firma di Barbara Baraldi e ci conduce
per mano in una storia che parla di un evento cataclismatico e degli stravolgimenti
che potrebbero colpire ognuno di noi. Barbara Baraldi mette in scena la paura
del terremoto, che lei ha vissuto in prima persona, approfondendo l’evento e
riuscendo a cogliere i cambiamenti che un avvenimento di questa portata può innescare.
Comprese le smagliature che si possono verificare in una società “normale”.
Non c’è bisogno di scomodare una
meteora che minaccia la Terra dall’altra parte dell’universo. La natura umana
sembra essere incline a commettere il peggio in ogni occasione, come da sempre
Dylan ci ricorda nelle sue storie. Ancora una volta però il nostro indagatore
ci dimostra come non bisogna essere un supereroe per affrontare le calamità ma
una persona dotata di quella che dovrebbe essere una caratteristica comune: il
senso di umanità, una qualità che ci dovrebbe far riconoscere come fratelli.
Bruno Brindisi, pietra miliare della testata, è il disegnatore
chiamato a dare il suo contributo per una storia toccante e con un finale che
spiazzerà il lettore. Le chine di Brindisi ancora una volta sono all’altezza
della storia: l’uso dei retini, soprattutto per gli interni claustrofobici
sconvolti dal sisma, sono caratterizzati da una tridimensionalità incredibilmente
realistica che si sposa ad una resa dei particolari quasi lenticolare; i personaggi
inoltre sono caratterizzati da un espressionismo che trascina il lettore dentro
la storia.
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