recensione di Mattia
Sangiuliano
Oltre 20 anni. 20 anni di
presenza costante e continuativa. Dopo 20 anni come fidato e
immancabile copertinista per la serie regolare, Angelo Stano,
sul solco delle iniziative celebranti il trentennale della testata
dell'Indagatore dell'incubo, lascia ufficialmente il testimone a
Gigi Cavenago, nuova e
promettente leva che entrata nella scuderia dylaniata – dopo la
prima riuscitissima prova dello scorso mese – si cimenterà con le
copertine dell'Indagatore dell'Incubo dal prossimo albo.
Per
questo albo, invece, dovremo accontentarci di una copertina
silenziosa, bianca. Allo stesso modo, all'interno, sarà silente
anche il consueto editoriale scritto dal curatore Roberto
Recchioni. Il tutto in chiara
consonanza con il titolo della storia; detto fuori dai denti volto ad
omaggiare un grande ritorno sulle pagine di DD: il Tiz.
Il
silenzio è il tema che guida la narrazione di questa storia scritta
da Tiziano Sclavi; la
nuova indagine del nostro Dylan, tutta incentrata su una misteriosa
presenza, lo porta a scontrarsi con un'entità anomala, non solo
invisibile ma persino muta. Muto rimarrà anche il quinto senso e
mezzo del nostro investigatore. Nonostante nulla sembri dare segni di vita ultraterrena qualcosa, percettibile appena sotto la superficie
di un irragionevole dubbio, deve esserci per forza.
Il
sempreverde Giampiero Casertano
dal tratto pulito e preciso (vengono subito alla mente le tavole di
altri suoi lavori, dallo storico Memorie
dall'invisibile, sino ai
più recenti Anarchia nel Regno Unito o Gli abbandonati) ci fa da
cicerone dipingendo la (ri)caduta del nostro eroe nell'abbraccio di
un vecchio e a lungo inascoltato amico.
L'alcol
è il secondo protagonista di questa vicenda che parla di vinti e
dannati, sconfitti ed emarginati, tutti sopraffatti; sulla scorta di
una colonna sonora composta sulla partitura di un assordante
silenzio. Un silenzio indifferente che, ogni anno, miete decine di
migliaia di vittime. Come sempre, Dylan Dog, è occasione per parlare
di questioni e temi tutt'altro che banali o scontati.
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