- Li ha più visti i demoni?
Irene
rabbrividisce.
- Sì altre volte.
- Lui crede che sia
uno solo
o pensa che siano tanti?
- Nella bibbia c'è
scritto:
«Il mio nome è legione»[1]
Altro tuffo nei ricordi
per il nostro Dylan, come per la storia del mese precedente anche in
questo albo l'inquilino di Craven Road sarà costretto a vedersela
con il suo passato. Una casa in cui si è consumato un efferato bagno
di sangue reclama il suo tributo. Il nostro investigatore, ai tempi
ancora un bobby di Scotland Yard, fu il poliziotto che, giungendo
sul luogo per primo, inavvertitamente cambiò il corso
degli eventi e condannò quella strage a un limbo che perdurerà sino
al suo ritorno lì, dove esplose il massacro.
Paola Barbato,
sempre lei, punta di diamante della scuderia dylaniata sceneggia
questa avventura demoniaca. La disperazione palpabile, una
maledizione infernale: questi gli ingredienti per l'incubo. È una
storia che parla di disperazione e sofferenza, prende le mosse da una
follia pulsante e sanguinaria. Protagoniste sono le vite
spezzate, condannate a rivivere in eterno la loro agonia per un mero
tornaconto. Tematica attuale riflette lo stato della
spettacolarizzazione della morte contro cui sbattiamo
quotidianamente. Spettatori, a nostro modo complici.
Eccezionale
il tratto di Sergio Gerasi capace
di infondere al lavoro inframmezzi slavati, ingrigiti per la resa dei
flashback o di aggiungere, non senza un certo virtuosismo stilistico,
un punto di osservazione in stile fisheye
capace di porre l'osservatore all'esterno della scena, il punto di
vista della casa “viva” che segue, scrutandoli, i suoi ospiti.
Gerasi ci delizia ritraendo l'oceano di sangue a tutto tondo e
violenza che permea quasi tutto l'albo; una nota di ultraviolenza
particolareggiata è il tributo da versare per ottenere la
pace eterna, quel riposo anni or sono negato e ora reclamato dagli
spiriti tormentati e, oggi come allora, straziati.
[1]
Diana, Graziano;
Demonio, Einaudi, Torino (2008), pag. 125.
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