di Mattia Sangiuliano
Il 16 ottobre 1943 avvenne il rastrellamento, da parte di soldati nazisti, del ghetto di Roma. 1.259 le vittime ebree che furono colpite dalla rappresaglia della Gestapo e deportate lontano dalle loro case e dai loro cari.
Oggi cadono i settantanni di questa atrocità. La comunità ebraica di roma si appresta a celebrare la ricorrenza e la memoria di questo evento mentre la salma di Erich Priebke, ex ufficiale nazista deceduto l'11 ottobre scorso, è stata trasportata all'aeroporto militare romano nella notte dopo essere stata bloccata sino a tarda sera allo scalo di Albano Laziale, per via degli scontri che si erano verificati tra manifestanti di destra e di sinistra.
Il terreno dello scontro è quello della memoria. La memoria che rievoca la strage; la memoria che non vuole dimenticare l'olocausto, contro quel negazionismo che trae il proprio vigore crescendo dall'ignoranza e da quelle ideologie fondate sulla religione della violenza. La memoria che si arricchisce e fa tesoro degli avvenimenti. La memoria che vince la corruttela delle informazioni sottoposte a mere logiche di mercato o di propaganda. La memoria che vince sulla partitocrazia e sul fazionismo. La memoria che ricorda tutte le lacrime e tutte le sofferenze
La memoria che non dimentica. Questa è la punizione per Erich Priebke.
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