martedì 29 ottobre 2013

Tutto il mondo è paese

di Mattia Sangiuliano

La Germania è avvolta da un alone di mistero, e di ammirazione quasi esoterica, soprattutto in questi tempi di crisi in cui tutta l'Europa sembra vacillare sotto i colpi delle agenzie di rating statunitensi, dei debiti contratti dalle amministrazioni e madre di un impero di disoccupati, rigettati da un mondo del lavoro oramai ripiegato su se stesso, in una crisi che si autoalimenta di promesse e di spettri. Più ci si sposta verso il sud dell'Europa e più la situazione sembra drammatica.
La Germania, fredda terra misteriosa, viene accarezzata con desiderio da molti occhi; meta di pellegrinaggi di lavoratori partiti in cerca di fortuna, non ha visto mai sopire quella scintilla di speranza che l'ha illuminata per molto tempo, sorta di trasposizione europea di quel mito americano del millennio scorso.
Da nord a sud molti italiani l'hanno eletta a meta del loro peregrinare e della loro fuga, portando così una grande concentrazione di emigrati italiani nella regione più ricca dell'intera Germania: la Baviera.

Eppure qualcosa si muove sotto la superficie di quella intoccabile, indistruttibile, cupola di cristallo che avvolge un mondo misterioso e al contempo attraente come quello tedesco. Sotto le politiche austere e autarchiche che assicurano un benessere diffuso, non disgiunto da una grande integrazione razziale e interculturale, c'è qualcosa che, sorprendentemente, accosta la ricca Germania, al resto di quell'Europa continentale martoriata dalla speculazione finanziaria e da politiche aziendali e imprenditoriali volte a salvaguardare gli interessi di una stretta oligarchia politica e, sopra a questa, il potere di un'economia capace di mettere in ginocchio intere nazioni.

Ecco allora che il caso della Weltbild Verlag GmbH, una delle più grandi aziende tedesche che operano nel settore dei media, della comunicazione e della diffusione di materiale di informazione su supporti tradizionali (cartacei) o innovativi (digitali), diviene il ponte che collega la Germania al resto d'Europa.
La Weltbild conta oltre 6.800 lavoratori che operano nel florido settore dell'editoria tedesca, apparentemente immune a qualsiasi forma di crisi finanziaria, intoccabile da quel tracollo economico che minaccia, ogni giorno più veementemente, l'intera Europa.
Come si legge sul sito ufficiale per ogni 5 libri stampati in Germania uno viene venduto dalla WELTBILD, un'azienda che può contare su un fatturato approssimativo di 1,59 miliardi di euro (dati del 30 giugno 2012).
Libri, musica, compact disc, DVD di ogni genere vengono collocati sul mercato e venduti dalla augsburghese WELTBILD, per un settore che in Germania va molto forte grazie alle severe leggi contro la pirateria informatica e politiche restrittive in materia di copyright o di diritti di utilizzo.

Sabato 26 ottobre qualcosa si è mosso. Qualcosa, già nei giorni scorsi, aveva prodotto una piccola crepa sulla superficie perfetta di quella cupola che faceva sembrare la Germania così distante dallo sguardo del resto d'Europa. Un piccola crepa ha fatto filtrare una luce che ha illuminato un teatro estremamente simile agli altri sfondi europei, seppur in maniera ridotta ma, non per questo, meno virulenta.

Sabato 26 ottobre si sono riuniti innanzi al City Galerie di Augsburg un centinaio di persone. Capitando per caso nel primo pomeriggio, magari costeggiando il piccolo ruscello che attraversa il boschetto nei pressi del centro commerciale della ridente cittadina bavarese, in direzione centro procedendo dalla periferia della città, la vista sarebbe certamente caduta su una nutrita folla di persone assiepate innanzi al centro commerciale di Augsburg, vicino ad una bianco-verde macchina della polizia tedesca.
Avvicinandosi alla folla di persone, via via più numerose, la vista sarebbe stata attratta da quella che, a tutti gli effetti, agli occhi di un turista o di un non autoctono era, non a torto, una vera e propria manifestazione.

A una decina di metri dall'auto della Polizei, in sosta sul piazzale, un uomo con megafono parlava ad una folla di persone vestite di nero con striscioni di vari dimensioni, lanciando slogan e incitando la folla di persone, composta da uomini, donne e persino bambini, pacificamente radunati nel centro del piazzale. Tutti rigorosamente vestiti di nero.
Mentre alcuni manifestanti distribuiscono volantini arancioni lo sguardo cade sullo stridente contrasto prodotta dai fogli che passano di mano in mano che fanno da specchio a quell'assolata e calda giornata, contro gli abiti scuri indossati dai manifestanti.

Il volantino contiene in alto a destra il marchio "ver.di", simbolo e acronimo di Vereinte Dienstleitungsgewerkschaft, un sindacato (Gewerkschaft) tedesco.
Già dalle prime mosse colpisce il chiaro intento coreografico del raduno. Il volantino distribuito diviene così canovaccio e libretto che esplica all'osservatore quello che sta succedendo nella piazza antistante l'ingresso del centro commerciale a pochi metri dal McDonald's del City Galerie.
In grassetto e con un carattere più grande del testo contenuto nel corpo del volantino campeggia il nome della "Weltbild" seguito dall'espressione "ha perso la faccia" (verliert sein Gesicht). Sotto al titolo dei punti di sospensione ed una frase più sobria specificano "...e 140 lavoratori i loro mezzi di sussistenza".

Come in tutte le manifestazioni segue un elenco di danni che l'amministrazione (Geschäsftsführer) ha arrecato all'azienda e ai lavoratori con la sua decisione, contestata dalla base presente nella piazza, di delocalizzare i servizi di assistenza al cliente, appaltando ad una società esterna, secondo la prassi invalsa dell'outsourcing (esternalizzazione), per far risparmiare denaro all'azienda.
La faccia (Gesicht) citata nel titolo diviene il leitmotiv della manifestazione solidale nei confronti di quei 140 dipendenti dell'azienda tedesca calpestati da una politica di interessi e manovre della classe dirigente.

E qui la Weltbild perde la faccia. La gentilezza e la disponibilità di quei 140 lavoratori divengono subalterne all'interesse della classe dirigente che vuole tagliare spese e posti di lavoro. La cura che 140 lavoratori mettevano nel loro lavoro a contatto con il pubblico viene messa in secondo piano, sacrificando la qualità di un servizio che ha fatto grande un impresa.
Gli slogan: "Der Kunde möchte Qualität, nicht Quantität!" (Il cliente desidera qualità, non quantità!) e "Der Kunde muss König bleiben" (Il cliente deve rimanere sovrano) sottolineano la battaglia solidale dei manifestanti che sono la base sociale della Weltbild.

Mentre lo sguardo scorre sul volantino arancione gli occhi si appuntano sulla frase "Noi celiamo qui i nostri volti, poiché la Weltbild perde la sua faccia" la nutrita folla di manifestanti ripete "Wir haben ein Gesicht" (noi abbiamo una faccia) tenendo in mano dei fogli neri che in seguito, in manifestanti, useranno per coprire il proprio volto.

Sotto il tiepido sguardo delle persone che il sabato pomeriggio frequentano i negozi del centro commerciale, il gruppo di manifestanti incomincia la sua processione che si concluderà nel tardo pomeriggio, presso il Duomo della città.

Un evento come tanti altri, questo, che fa capire come, in fondo, tutto il mondo è paese. Non esistono eccezioni tra una classe dirigente che vuole fare il suo comodo, a prescindere dal paese in cui si trova, nonostante sia classe dirigente di uno dei paesi più ricchi d'Europa, se sbaglia è giusto contestarla.

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