martedì 25 giugno 2013

"Le nere scale della mia taverna" di Sandro Penna

analisi e commento di Mattia S.

Le nere scale della mia taverna
tu discendi tutto intriso di vento.
I bei capelli caduti tu hai
sugli occhi vivi in un mio firmamento
remoto.
Nella fumosa taverna
ora è l'odore del porto e del vento.
Libero vento che modella i corpi
e muove il passo ai bianchi marinai.
                                     (da Poesie)

Un cupo ambiente rispecchia e riecheggia lo stato d'animo malinconico e mesto del poeta che compone questi versi. Nel grigiore offuscato Sandro Penna riesce a evocare in quell'ambiente nero e oscuro di una "fumosa taverna", un barlume di speranza che si dilata trascendendo lo spazio.

Il secondo verso della prima strofe si apre con un significativo "tu"; ma a chi si rivolge l'io poetico?
Troppo riduttivo indirizzare il componimento al lettore o relegarlo a una funzione encomiastica che vede il soggetto-scrittore come protagonista; il poeta sembra come annullarsi nell'azione divenendo più spettatore che attore, osservando la scena dall'esterno, come dice Pier Vincenzo Mengaldo: "il poeta sembra alienarsi da se stesso e dalla propria «brama» per trasformandosi in puro occhio che contempla".

L'io poetico si rivolge verso un ragazzo che scende "le nere scale", "tutto intriso di vento", a indicare il suo trasportare nell'ambiente interno, chiuso e oscuro, un elemento ad esso estraneo e oppositivo. Il poeta si sofferma sul dettaglio dei capelli "caduti", gettati "sugli occhi vivi", accesi, che, nella mente del poeta rievocano il ricordo di un cielo lontano, visto in un altro tempo.
"Ora", dopo l'ingresso sulla scena di questa figura che attira l'attenzione del poeta, "nella fumosa taverna" è entrato "l'odore del porto e del vento" che aleggia e confligge con il fumo e l'aria consumata dell'ambiente. Al v.8, in una sorta di anadiplosi imperfetta, viene ripetuta la parola "vento" cui viene aggiunta la connotazione di "libero"; nella prima strofe, con l'ingresso di un personaggio che discende, dall'alto verso il basso, viene anticipato un movimento di annullamento tra interno ed esterno, reso manifesto proprio dalla parola "libero" che sembra squarciare l'oscurità e la nebbia fumosa che avvolge tutto l'ambiente sino a poco prima asfittico. La condizione è simile a quella che si viene a crearsi nella poesia [La vita... è ricordarsi di un risveglio], in cui "ricordarsi la liberazione/ improvvisa è più dolce" e il mondo intero sembra ridipingersi in un'esplosione di colori chiari che squarciano la "malinconia" per una piccola gioia inattesa. Il "libero vento" che è solito levigare il corpo dei "bianchi marinai" e sospingerli per la loro strada porta con se un carico di elementi sensoriali che intrecciandosi fra loro arricchiscono il quadro fornito dal poeta, superando ogni barriera spaziale. La poesia si chiude con l'evocazione dell'immagine dei "bianchi marinai", in contrapposizione al "nere scale" che aprono il componimento, in una struttura circolare chiusa per opposizione, creando una condizione di liberazione, di irruzione della vita nel movimento della storia, completando la dissoluzione interno-esterno portando dunque alla liberazione.

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