martedì 19 marzo 2013

"Amici di lunga data"

di Mattia S.



1955, in un luogo imprecisato dell'Oceano Atlantico la storia si dimentica di un evento che forse non è mai accaduto. Un giovanissimo funzionario del Partito Socialista Italiano si gode una crociera, ignaro del fatto che fra due anni sarà eletto nel comitato centrale del PSI e del giovane che sta per conoscere. 




Bettino era in crociera, appoggiato alla balaustra della nave a prua. Conversava amabilmente con il suo nuovo amico, di cui non aveva afferrato il cognome, un suonatore che aveva conosciuto la sera avanti nella sala da ballo e con cui aveva intrattenuto un'amabile conversazione negli alloggi del capitano Silvano Larini. Si era parlato del più e del meno, da opinioni attorno alle repressioni del presidente americano Eisenhower nei confronti dei comunisti americani, dopo il caso McCarhty alla posizione USA nei confronti dei comunisti russi. La politica e, soprattutto, la sinistra erano il fulcro della conversazione, forse proprio per rendere onore al giovane e illustre personaggio politico che la nave si era inaspettatamente ritrovata a ospitare. 
Bettini, rimuginando fra se, ora, sul punte della nave, non poteva non trovare interessante il pensiero politico, alquanto sopra le righe, del suonatore. Dall'alto del suo scranno ideologico e culturale non poteva che giudicare sottogamba le riflessioni di quel ragazzo più giovane che, durante l'inverno, vendeva scope elettriche porta-a-porta; eppure, qualcosa attirava il giovane socialista verso quella figura che, nonostante un proclamato progressismo, sembrava ammiccare a uno stereotipo di conservatore di destra, retoricamente fascista a momenti. Forse, se non per le idee, era attratto da quell'atteggiamento sfrontato e al contempo sicuro di se che faceva spiccare il giovane suonatore dai capelli neri e leccati sulla fronte, una sorta di Truman adolescente, solo un po' più basso. Macinava parole e argomenti come macinava le note sul palco. Peccato le gaffe che faceva in pubblico. In più di un'occasione il giovane Bettino si era ritrovato a vergognarsi per i rimproveri che il capitano lanciava al giovane Silvio, dopo incredibili sfrondoni. In più di un'occasione divenne pallido di fronte ad una clamorosa smentita sotto quei capelli folti, unti e scomposti per la serata di lavoro. Eppure Bettino provava una certa simpatia verso questo ragazzo poco più che maggiorenne. Al momento della buonanotte il capitano strinse calorosamente la mano di Bettino, diede una sonora pacca sulle scapole del gracile Silvio e li congedò entrambi. Si salutarono anche loro due sottovoce, stringendosi la mano nel corridoio della nave; Bettino diretto nel suo alloggio, Silvio verso una qualche avventura con  il collega e amico Fedele Confalonieri. 
Con il sole ormai alto, Silvio indossava degli occhiali scuri, poco abituato ad alzatacce di questo tipo dopo una notte brava. La sua, confidò a Bettino, "è una vita notturna", come un pipistrello: -prima lavoro cantando sino a notte fonda, poi baldoria dietro alle annoiate ragazze di buona famiglia. E se non ci stanno basta ricordare che sono figlio di un avvocato. La mattina è fatta per dormire, non per lavorare!- 
Voleva divertirsi prima di compiere vent'anni a settembre e riprendere gli studi di giurisprudenza con il suo amico Fedele. Eppure era li, quella mattina, per salutare quell'illustre e giovane Bettino che sarebbe sbarcato di li a poche ore. Indossava occhiali scuri e grandi che nascondevano due occhi rossi che sembravano affetti da uveite acuta o da una specie di congiuntivite. 
Si continuò a parlare di politica, riprendendo dal discorso interrotto la sera prima. Silvio sosteneva che un accordo Stato-Mafia, attraverso i partiti, era necessario per mantenere l'ordine nel paese e garantire una certa fecondità per il lavoro. Bettino dissentiva nella maniera più assoluta, disse anche: -non prenderò MAI soldi o tangenti per finanziare illecitamente il mio partito!- 
Discorrendo la nave incominciò a far suonare la sirena, segno che la terra era in vista. Silvio storceva la bocca, inclinando il capo su un lato, colpa della baldoria notturna. Silvio e Bettino tacquero un attimo, poi si avviarono in silenzio verso il ballatoio; mentre i facchini incominciavano le manovre per svuotare la stiva, si salutarono scherzando. 
-Signor Craxi le auguro buona fortuna con il partito e chissà... forse dopo i miei progetti con l'industria, potrei tentare anche con la politica... 
-Hehe, forse, chissà che non decida di prenderti sotto la mia ala, nonostante le tue idee politiche signor... 
-Berlusconi! Silvio Berlusconi!



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