lunedì 25 febbraio 2013

"Ed è subito sera" di Salvatore Quasimodo





Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.


Salvatore Quasimodo (Modica, 1901- Napoli, 1968) è stato un poeta italiano. Cominciò a scrivere poesie negli ultimi anni messinesi, attorno al 1919. Sin da giovani, agli studi da geometra, preferì la lettura degli autori classici moderni e antichi. Studiò da autodidatta greco e latino. Nel 1930 si trasferì a Firenze dove Elio Vittorini lo introdusse nell'ambiente della rivista fiorentina "Solaria" dove conobbe Montale e i poeti che si definiranno, in seguito, Ermetici. Di questi anni la prima raccolta poetica: Acque e terre (1930).
La poetica di Quasimodo è riconducibile a due periodi. Il primo periodo, quello propriamente ermetico, è molto vicino alla lezione poetica dettata da Ungaretti, tema fondamentale quello della sofferenza connaturata alla vita dell'uomo moderno, parzialmente e momentaneamente lenita con la memoria dell'infanzia.
Il secondo periodo prende le mosse dalla tragica esperienza della guerra. Dalla raccolta del 1947, Giorno per giorno, la poesia ritrova quella funzione civile che aveva perso nella stagione ermetica.

La poesia sopra riportata è tratta dalla prima raccolta del 1930: Acque e terre. Spicca subito la costituzione del componimento che va, in un certo senso, restringendosi: apre la poesia un verso di dodici sillabe, segue un novenario e un settenario chiude il componimento. Il ritmo è reso regolare dalle allitterazioni di "s", "t" e "r".
Il tema è quello dell'irrimediabile solitudine della condizione umana. Illusoria l'immagine dell'uomo che si crede dominatore "sul cuor della terra" (v.1). Illusione rafforzata da "un raggio di sole", simbolo di luce e di bellezza, che sembra poter rischiarare la condizione dell'uomo e ridimensionare la solitudine. La luce, invece, non fa che trafiggere l'uomo, sino ad accecarlo, ad annichilirne prima la capacità di conoscere, poi le speranze, dunque la vita. La "sera", la tenebra, si presenta come richiamo della solitudine iniziale ampliata ora come sinistra prefigurazione di morte.

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