recensione di Mattia Sangiuliano (@Sangy91)
Eterna è la lotta tra
il bene e il male; un conflitto antico quello tra la luce e
l'ombra, e Dylan nel mezzo chiamato ancora una volta a prendere posto
“Nel fumo della battaglia”. Questo il significativo titolo
dell'albo n° 343.
Copertina: ormai
sembra superfluo parlare di rivoluzione dell'era Recchioni et
similia, eppure, sull'onda della rosa delle felicissime copertine in
stile “pop” degli albi precedenti, la lezione sembra essere stata
appresa appieno dando i suoi frutti più maturi per la cover di
questo numero. Gli occhi celesti di Dylan spiccano da un
significativo gioco di ombre che tracciano il primo piano
dell'indagatore dell'incubo che getta il suo sguardo avanti a sé
oltre l'ombra e la tetraggine che ben definisce gli incerti contorni
di quel fumo della battaglia; il tratto nero, spesso, dei suoi
lineamenti e dei dettagli che lo caratterizzano, sopra un grigio
scuro, un carbone forte, quasi nero anch'esso, segnano un confine
appena definito. L'effetto traslucido della copertina crea un gioco
di oscurità da cui non traspare alcun chiarore, eccettuato il
turchese che tinge gli occhi dell'indagatore; solo oscurità in un
effetto che vuole evocare uno strato denso da cui emerge il nostro
Dylan, ancora una volta chiamato a confrontarsi con le ombre “nel
fumo della battaglia”
eterna.
Storia: il
conflitto tra il bene e il male poggia su un fragile equilibrio che
può essere fatto crollare con un soffio, un alito di vento o il
richiamo di un bambino; proprio la paura di un bambino sperduto
potrebbe far volgere gli esiti della battaglia verso l'inesorabile
vittoria della tenebra. Dall'incerto esito del conflitto, dal terreno
di battaglia ricoperto di caduti, un legame indissolubile capace di
vincere anche la morte può essere sfruttato dalla tenebra,
minacciando di far cadere il mondo nell'oblio.
Ancora un bambino e
l'innocenza che porta con sé può fare la differenza, perché se il
confine tra reale e irreale, sonno e veglia, sogno e incubo, vita e
morte è così sottile da essere oltrepassato, il legame che un
bambino ha con sua madre può squarciare questo velo che divide e
separa i due campi opposti, in un confine tutt'altro che
insormontabile. Un bambino che si trova catapultato tra gli opposti
in perenne conflitto fra loro, tra il candore della fanciullezza e il
dolore, tra la vita e la morte, come ne “Il calvario”
(n°335).
Testi e
disegni: entrambi portano la firma di Gigi Simeoni
(suoi i testi di “Anarchia nel Regno Unito”, o le
tavole di “Passaggio
per l'inferno” storia
contenuta nel Dylan Dog Color Fest n°7). Se non avevate
digerito il tratto scuro e spesso delle tavole dell'albo dello scorso
mese de “Il cuore degli uomini”, tranquilli, il tratto di
Simeoni ha tutto un altro spessore, o meglio: chiarore, nero su
bianco a differenza dell'ombrosa prova artistica della riuscitissima
copertina dell'instancabile Angelo Stano – che andrebbe
perlomeno incorniciata! –, rievocante a suo modo il conflitto tra
bianco e nero, luce e tenebra, che torna nei testi dello stesso
Simeoni in una vicenda fosca e cupa, drammatica ma piena di
quell'inesausto senso di speranza che, nonostante il male che può
premere da ogni dove, nonostante la lotta perenne, accompagna Dylan
“Nel fumo della battaglia”.
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