mercoledì 17 aprile 2013

Un appuntamento

di Mattia S.

Uscendo di casa il sole quasi acceca Samuele che è costretto a portarsi la mano sugli occhi per schermarsi dalla luce. Nonostante l'autunno sia bello che incominciato, il bel tempo tiene; sembra quasi di essere in primavera, in una di quelle giornate di tardo aprile con i loro boccioli variopinti che anticipano le infiorescenze, preannunciando una torrida estate. Ma, come può notare Samuele, nonostante il caldo, gli alberi del quartiere stanno perdendo le foglie, unico dato tangibile della stagione che avanza.
Con una mano, quella con cui si era riparato gli occhi, abbassa di qualche centimetro la lampo del suo giubbotto leggero, e sbottona la prima asola della sua camicia di cotone celeste. Con l'altra mano tiene il cordino che ha fissato all'anello del collare del piccolo Australian Shepherd.
-Andiamo bello!- esclama Samuele incitando il cucciolo alla marcia. Durante tutta la mattinata e per tutta la durata del primo pomeriggio si è fatto una ragione riguardo la separazione dal cane, in fondo non lo conosce che da poche ore, neppure un giorno. D'altronde non è neppure suo, altre persone lo stanno aspettando con angoscia e trepidazione.
Con questi pensieri che vagano indistinti per la testa, si incammina per incontrare il proprietario del cucciolo. Risolto, parzialmente, un problema altre preoccupazioni si affacciano nella mente del ragazzo. La madre di Samuele è stata in fibrillazione per tutto il dopo pranzo. Concluse le faccende domestiche del primo pomeriggio consistenti nello sparecchiare e lavare le stoviglie, è entrata nella stanza di Samu e si è messa a sbrigare tante piccole faccende, rendendo quasi impossibili gli esercizi di esecuzione del giovane musicista. Già altre volte si era seduta presso il figlio e aveva assaporato le sue note mentre ansava sopra il suo violino fresco di accordatura. Quest'oggi, però, Samuele, con il mento appoggiato sulla mentoniera del suo strumento con la testa inclinata sulla spalla sinistra, ha notato tanti piccoli gesti che, se non nuovi ai suoi occhi, risultavano quanto mai stridenti.
Sovrappensiero continua la sua marcia di avvicinamento al luogo dell'appuntamento con il padrone del piccolo Shepherd. Il cane, come percependo la destinazione incomincia una piccola serie di giochi sfrenati e avvitamenti tutti particolari che lo portano prima a intralciare il passo del suo affidatario, poi a scatti in avanti che non lo portano ad altro che a rantolare per colpa del collare che minaccia di strozzarlo.
Preso dai suoi pensieri Samuele vede crescere in lui la stizza che lo porta ad una serie di reazioni che, se in un primo tempo gli sembrano più che giustificate, lo fanno vergognare del suo comportamento in un secondo momento. Si ritrova ad esempio a spingere, in malo modo, con la punta del piede il piccolo cane che si tuffa fra le sue gambe oppure a strattonarlo quando viene portato a saltare verso un gatto o in direzione dello svolazzo di una gonna o di un lembo di pantaloni.
I guaiti del cane, riportano Samuele alla realtà e lo costringono al pentimento e a riappacificarsi con la bestiola. Dopo Qualche carezza chino sul cane può ricominciare la sua via crucis verso il luogo dell'appuntamento. E mentre si rende conto della folla che riempie e satura le vie del suo piccolo quartiere, segno che la bella stagione, prossima al declino, ha riportato la città alla vita tipica dei mesi freddi, con i ragazzi delle scuole superiori che riprendono a fare le vasche su e giù per il corso del centro, pensa di nuovo a quell'anomalo dopo pranzo. Con lo sguardo ora fisso sul cane che, trotterellando al suo fianco, sembra aver imparato la lezione, fa andare la mente al momento in cui la madre, sedutagli accanto, ha definitivamente interrotto i suoi esercizi.
Come spesso accadeva in queste circostanze si erano messi a parlare del più e del meno. Si finì col toccare l'argomento del "piccolo ospite", come lo chiamava sua madre. Si vedeva però che la madre non era interessata alle risposte di Samu, oramai convinto a fare la cosa giusta. Sua madre si distraeva, faceva vagare lo sguardo altrove, e si muoveva come se si fosse sduta su qualcosa di scomodo, facendo rievocare nella mente di Samu la celebre fiaba della principessa. Alla fine, dopo svariati tentennamenti, riuscì a dire: "e la lettera? L'hai spedita?".
Proprio mentre si era completamente smarrito nella concentrazione che gli aveva fatto rievocare ogni singolo dettagli della passata conversazione, una mano si abbatte sulla sua schiena producendo un suono sordo, ovattato dal tessuto del suo King George nero. La pacca sulla schiena ha fatto trasalire Samu e prodotto il terrore nel piccolo cane che ritraendosi repentinamente si è accucciato, ventre a terra, con le orecchie basse. La pacca sulla schiena viene accompagnata dall'esclamazione: -Artista! sono cento metri che ti chiamo, possibile che non mi hai sentito?!-
Sorpreso, e con gli occhi sgranati, si volta di scatto e si trova davanti, a non più di venti centimetri dal viso, la faccia sorridente del suo amico Marco, con i capelli castani disordinati e spettinati, di media lunghezza, che gli ricadono sulla fronte e sulle orecchie; il tipico aspetto di chi ha dormito sino a poco prima, teoria confermata dalla maglietta bianca tutta spiegazzata che porta addosso.
-Oi, Marco!- esclama Samu sorridendo, rimproverandosi che se lo sarebbe dovuto aspettare.
-We, che combini di bell... Ehi! e chi è questo?!- dice Marco, lasciando cadere i convenevoli per accarezzare il cucciolo che, superato lo spavento, si protende scodinzolando verso il nuovo venuto, per reclamare l'adeguato saluto.
-È un cane che ho trovato ieri nel parco vicino casa mia. Lo sto riportando dal padrone: sono riuscito a...-
-Bello Ehi, ehi. Piano! E come si chiama?
-Sulla targhetta c'è scritto "Roger".
-Hahaha, che nome. Immagino le storie che ha fatto tuo padre-
-Abbastanza- risponde Samu sorridendo.
Marco si alza sbattendo le mani l'una con l'altra, poi si rivolge al suo amico: -Prima di liberarti della pulce fai un salto al pub? Sto andando là. Ci sono tutti!-
-Anche Chiara?- domanda Samuele.
-Anche Chiara!- conferma Marco sorridendo all'amico, conscio del fatto che su certi argomenti è bene non scherzare.
-Si dai! tanto sono di strada-
Parlando del più e del meno con il suo amico che da poco ha incominciato il primo anno di università nella città, dopo aver ripetuto il quinto ed essersi preso un anno sabbatico per ripagarsi delle fatiche scolastiche, Samuele si tocca con un gesto meccanico la tasca interna del giubbetto, per accertarsi della presenze della lettera che deve imbucare.
Non appena giungono in prossimità dell'Highlander Samu viene sommerso dagli strepiti dei sui amici che lo accolgono con il solito calore: -Artista!- urlano quelli che lo omaggiano alzando la birra che hanno in mano; oppure: -Ragazzi, c'è l'Artista!-
Quando poi l'attenzione si sposta sul piccolo cucciolo sovreccitato: -Ha con se anche un cucciolo!-
-Chi? Marco?- esclama qualcuno dalle retrovie, dissimulando la battuta in un colpo di tosse, mentre la piazzetta davanti al pub prorompe in una risata generale.
-Guarda che ti spacco la faccia!- si fa avanti Marco con un pugno chiuso, non riuscendo però trattenere il riso, per via della buona battuta.
-Ciao ragazzi!- si fa avanti Samu, stringendo qualche mano, dando pacche sulle spalle e distribuendo baci sulle guance delle amiche.
E mentre gli altri si assiepano attorno alla novità del cucciolo, Marco prende le redini della conversazione, distribuendo le dovute spiegazioni, scandendole puntualmente: -È un Australian Shepherd! È un trovatello che il nostro Artista sta riportando a casa! No Luca, non te lo regala! Ha all'incirca 7 o 10 mesi! No Eli, togligli subito quella molletta!...- dimostrando di aver ascoltato le spiegazioni di Samu e dove non arrivano le informazioni, arriva l'invenzione.
Samu senza pensarci troppo lascia i capo del cordino in mano a Marco, mentre all'altra estremità del guinzaglio improvvisato il cagnolino si lascia sommergere da mezza dozzina di mani. Il ragazzo entra nel locale in penombre, e mentre gli occhi si abituano inizia a soppesare i volti degli avventori. Riconosce subito i capelli biondi di Chiara al bancone, intenta a parlare con la barista, una loro amica e coetanea che ha da poco trovato lavoro nel pub, dopo essere stata per molti anni una frequentatrice come loro.
-Ciao Cristina! Ciao Chiara!- dice Samuele avvicinandosi al bancone.
-Ciao Artista!- esclama sorridendo la barista per poi allontanarsi in direzione di un altro cliente, lasciandoli soli.
-Ciao Samu!- dice Chiara sorridendo anche lei. Chiara è l'unica persona, oltre a sua madre, che lo chiama con quel diminutivo. Tutti nel quartiere, e nella città, lo chiamano Artista; solo suo padre lo ha sempre chiamato per esteso.
-Che fai di bello?- gli domanda lei.
-Niente di ché, ho trovato un cane e lo sto riportando al padrone-
-Si?! Che razza è-
-È uno Shepherd! Tu che fai?-
-Aperitivo- dice la ragazza indicando con un cenno del capo biondo la mezza pinta di birra, anch'essa bionda, che riposa nel bicchiere di vetro mezzo pieno, accanto alla ciotolina per le noccioline, il cui contenuto è stato sostituito da briciole e polvere di sale.
-L'università?-
-Procede. E tu? Con l'istituto musicale?
-Procede- risponde Samu sorridendo
-Ti hanno preso al conservatorio?- si informa lei
-Ancora non lo so- risponde lui che, con l'intento di sistemare la zip del giubbetto si accerta della presenza della sua lettera nella tasca interna a contatto con il suo petto.
-Speriamo di prendano!- esclama Chiara, sorridendogli con i suoi occhi celesti, talmente chiari da rendere meno squallido il legno scuro e rustico del locale.
-Speriamo!- conferma Samu, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quelle labbra rosate che gli sorridono con dolcezza -A che ora hai l'appuntamento?- si informa lei.
Lui, dopo aver guardato l'orologio a muro: -Fra poco- dice, fingendo di non essere in ritardo di cinque minuti.
Un ringhio bestiale li fa voltare verso l'ingresso del locale, in tempo per vedere un Marco a torso nudo e a quattro zampe che finge di azzannare al collo il piccolo trovatello che preso dalla frenesia incomincia a mostrare i denti, tra le risate della compagnia.
-Ora vado... prima che mi sbranino il cane- dice Samuele, riuscendo a rubare un altro sorriso a quelle labbra e a quei occhi celesti in cui si perdono quelli castani di lui.
-D'accordo! Ciao Samu! Ci rivedremo presto vero?-
-Senz'altro!- esclama lui con trasporto.
Uscendo nella piazzetta dirimpetto al locale Samuele esclama: -Piano bestia! o dovrò mettere un guinzaglio anche a te... e una museruola- rivolgendosi a un Marco a zampe all'aria, mentre il cagnolino gli lecca la faccia.
-Ma è lui che ha cominciato!- risponde Marco facendo l'offeso.
-Come se non sapessi che sei tu l'animale!- dice Samu, agguantando uno cane estremamente agitato.
-Hahaha, ciao Artista, a dopo!-
Girando l'angolo, lontano dai discorsi e dagli sguardi degli amici, non può trattenersi dal pensare a quegli occhi celesti di Chiara che ancora gli risplendono nella testa. E con quello sguardo nel cuore estrae dalla tasca interna del giubbetto la lettera che si è portato appresso tutto il pomeriggio e la imbuca nella cassetta postale rossa che ha di fronte.
Con il cuore leggero e con il cane ansante sotto braccio, si dirige verso il luogo dell'incontro.

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Racconto precedente: "Nuovi mezzi" di Diego Petrachi

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