venerdì 1 marzo 2013

Mario Luzi. Un inedito a otto anni dalla scomparsa.



Mario Luzi (1914-2005) è stato un poeta italiano.
Luzi è stato definito un "navigatore del '900". Assieme ad Alfonso Gatto viene ricordato come uno dei massimi esponenti, nonché teorici, dell'Ermetismo.
La poetica di Mario Luzi è connotata da una fortissima tensione verso il divino. La visione fondamentalmente pessimistica viene illuminata dalla forte fede cristiana del poeta. Anche la poetica di Luzi, come quella di molti suoi contemporanei ermetici, formatisi attorno agli anni '30, può essere suddivisa in due periodi. Il primo periodo più propriamente legato alla scuola dell'Ermetismo coincide con la chiusura nella dimensione interiore, innanzi alla distruzione e al caos causato dalla guerra e dai regimi totalitari. Il secondo periodo, successivo al '50, è quello caratterizzato dall'impegno civile.
Anche la nomenclatura delle raccolte poetiche sottolinea questi due periodi. Possiamo ricordare "La barca" (1935) o il significativo "Avvento notturno" (1940); mentre per il secondo periodo "Primizie del deserto" (1952) e "Nel magma" (1963), ultima raccolta, questa, che attesta l'apice dell'impegno civile del poeta, nonché il definivo superamento dell'Ermetismo.


Domani, sabato 2 marzo, verrà presentata a Stazzema (Lucca) l'ultima poesia inedita di Mario Luzi.
Ed ecco torna a lui

Ed ecco torna a lui
serio lo stringe
in un fraterno abbraccio
                   il suo ricordo
perduto
            dei ricordi
degli avi, degli anziani,
dei patriarchi-
             in esso dal suo fondo
mormora la progenie
il suo bene, i suoi nefasti
                 -stillicidio
                 di memorie
tra i macigni
della dimenticanza - Ahi,
diventa fratricida
la stretta dell'abbraccio,
                 ritorna
un'aria esterrefatta
come dopo un assassinio-
è là, giace al suolo
nella pozza del suo sangue
l'altro, simile a sé, germano.
                È quel misfatto
anch'esso nella gloria
d'essere stato, ed è nella sua onta.
Oh splendore, oh terribilità dell'essere.

La poesia in questione è inscrivibile in quell'ambito di impegno civile che contraddistingue il secondo periodo della poetica di Luzi.
Tema fondamentale di questo componimento è il fratricidio originario, presente anche nella prima raccolta (La barca) del 1935. Ritornano le figura di Caino e Abele e tutta la simbologia di matrice cristiana, asse portante di gran parte delle poesie di Luzi. Elementi del primo Luzi ermetico si intrecciano, indissolubilmente, con l'impegno civile del secondo periodo. Il dramma del singolo si allarga sino a diventare dramma della comunità, se non del mondo. La storia entra nella poesia ancora una volta, non caso eccezionale, non unicum nell'universo della poesia del Luzi maturo, bensì ulteriore punto di arrivo di una continua ricerca. Il singolo deve fare i conti con lo "stillicidio| di memorie| tra i macigni | della dimenticanza" e con quella "fratricida [...] stretta dell'abbraccio". Il culmine del dramma evocato con quel "giace al suolo| nella pozza del suo sangue| l'altro".
Non a caso la poesia sopra riportata, sarà presentata proprio a Sant'Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944, per mano dei nazisti , 560 persone vennero uccise. La più piccola vittima di quel massacro aveva solo 20 giorni di vita.
Stazzema viene ricordata come tragico teatro del fratricidio biblico rappresentato dalla vicenda di Caino e Abele.

        È quel misfatto
anch'esso nella gloria
d'essere stato, ed è nella sua onta.
Oh splendore, oh terribilità dell'essere.


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