giovedì 14 febbraio 2013

La crisi non risparmia l'informazione

Clima da elezioni politiche, dimissioni del papa, festival di Sanremo e altre svariate notizie di cronaca che appestano prime pagine e aperture di TG; non sorprende dunque, che la notizia degli 800 esuberi di Mediagroup, sia passata alle glorie della trentanovesima pagina, nello spazio dedicato all'economia del "Corriere della Sera".

particolare della prima pagina del "Corriere della Sera" di Martedì 12 febbraio


"Care lettrici e cari lettori", apre il piccolo riquadro (sopra riportato) del "Corriere della Sera" del 12 febbraio scorso, significativamente collocato in basso e al centro della prima pagina, sotto il volto assorto del papa, la -quotidiana- vignetta di Giannelli, l'attesa di Crozza al Festival e lo specchietto dedicato alle intercettazioni Mancino-Napolitano.
"Il giornale che state leggendo -prosegue dal suo umile rettangolo della prima pagina il solitario specchietto- oggi è in edicola grazie al senso di responsabilità mostrato dai giornalisti del Corriere della Sera in forza degli avvenimenti [...]". A giustificare tanta afflizione non sono state le dimissioni del pontefice del giorno prima (o non solo -per quanto riguarda i credenti della redazione- nda).
Ci viene in soccorso il significativo titolo bianco su fondo azzurro: "Annunciati 800 esuberi".
Scorrendo l'articolo si capisce immediatamente la gravità della situazione: il giornale sta subendo, assieme a tutto il gruppo Rcs MediaGroup (uno dei principali gruppi editoriali italiani), il flagello della recessione economica sotto forma di "attacco inaudito e inaccettabile da parte dei vertici" della stessa azienda.
E come in tutte le "migliori" e tragiche storie di crisi la soluzione è una sola: tagliare. Le teste che rotoleranno ai piedi del tiranno del bilancio saranno molte. Si stima un taglio di ottocento impiegati tra giornalisti, grafici, editoriali e componenti del personale amministrativo. 640 di questi ottocento cadranno in Italia. La riduzione del 10% dei compensi del presidente Provasoli e dei suoi collaboratori non sembra sufficiente per riassestare i conti.
Come rincara il Cdr [Comitato di redazione] il "valore simbolico" del gesto dell'amministratore di autoridursi lo stipendio non serve a compensare le perdite causate all'azienda "da una sequela di manager e amministratori, alcuni dei quali si sono congedati, già in tempi di magra, con sontuose buonuscite". Pensioni d'oro e lauti compensi, nonché storie di pessima gestione, non risparmiano neppure il settore dell'editoria e dell'informazione.
La situazione sembra ancor più grave alla luce dell'unica soluzione possibile: licenziare. Il processo di digitalizzazione della testata, che ha raccolto la sfida per la creazione del Corriere del futuro, per ora risulta essere poco più di un palliativo; la multimedializzazione della giornale, si è stimato, porterà buoni compensi a partire dal 2015.

Nel frattempo la decisione sembra essere stata presa. A nulla sono valse le dichiarazioni di sciopero e i negoziati; 800 persone perderanno il lavoro e il Corriere verrà trasferito in nome del "pareggio di bilancio". Oltre al danno per 800 persone, 640 delle quali in Italia, si aggiunge anche una macabra beffa che cancellerà oltre 100 anni di storia con un colpo di spugna, o meglio: un colpo di bianchetto sul registro contabile.
Cosa ne penseranno le grandi firme che hanno contribuito a rendere grande questo giornale: da Pirandello a Dacia Maraini e da Eugenio Montale a Indro Montanelli?
Un' altra tragica storia di crisi e sacrifici che non risparmia neppure "un pezzo unico e irripetibile del patrimonio culturale italiano".

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