martedì 12 maggio 2015

Casualità, giallo e “Il sapore dell'acqua” in Dylan Dog n° 344

recensione di Mattia Sangiuliano


Un'indagine serrata per tre morti apparentemente slegate l'una dall'altra, legate assieme solamente dalla casualità del trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (o nel posto sbagliato al momento giusto... fate voi). È l'enigma celato dietro “il sapore dell'acqua” a guidare l'investigazione di Dylan Dog.

Al fianco di Dylan, nel corso delle indagini, protagonista femminile indiscusso, l'agente Rakim ormai di fatto soppiantante il buon vecchio Jenkins, anche lui pensionato con l'altrettanto buono e vecchio Bloch. Rania, contro il volere del suo capo, l'ispettore Carpenter, chiede aiuto a Dylan per poter portare chiarezza nella vicenda di quelle misteriose morti che sembrano avere a che fare con un agente acido e un ciondolo ritrovato casualmente su una delle tre scene del crimine.

È però la casualità e la longa mano del destino a legare e a mietere le sue vittime attraverso le tavole chiare (pochi scuri! – Cuore degli uomini docet?) uscite dalla (poca) china di Giorgio Pontrelli, uno dei volti nuovi che per la prima volta si affaccia sulle pagine delle serie regolare di Dylan Dog (la sua firma correda però altri lavori in casa Bonelli per la testata “Le storie”, o in quanto curatore del layout del Winx Club in casa Rainbow) dando vita alla storia sceneggiata da Gigi Simeoni che con questo albo celebra una felicissima doppietta dopo aver segnato il mese scorso sceneggiando e disegnando l'albo 343, Nel fumo della battaglia.

Tre delitti e un legame appena percettibile sotto la superficie del mistero, un ciondolo che solletica il quinto senso e mezzo di Dylan ed una pista per l'indagine che odora di alchimia. Fa la sua comparsa una vecchia conoscenza dell'indagatore dell'incubo e dei suoi lettori un po' più navigati: Hamlin e il suo emporio sui generis. A quanto pare il quinto senso e mezzo di Dylan non ha fatto cilecca e, assieme all'agente Rakim, la pista dell'esoterismo sembra essere quella giusta.

Azione distribuita con parsimonia, un inseguimento e qualche ustione prodotta dall'acido (vengono alla mente le ustioni di uno storico albo come “Oltre la morte”, n°88) in barba a quanti lamentano il sacrificato splatter nella storia recente degli albi di DD! Lo spauracchio di una catastrofe imminente e qualche proiettile esploso con poca parsimonia qualche pagina prima della fine coronano la vicenda. Et voilà!

Un buon albo, una storia tutt'altro che banale o forzata dove il destino, il caso o, chissà, qualche dio, sembrano muovere i fili dell'indagine e della vicenda da cui Dylan, con lo strumento dell'intuito, riesce a risolvere l'enigma dipanando il mistero, seguendo le piste, a volte anche false o fuorvianti, a volte incredibili agli occhi di Rania Rakim, ma capaci di fornire particolari logici e dettagli chiarificatori che contribuiscono a tratteggiare, tassello dopo tassello, il mosaico del caso.

Su tutto regna l'indagine e l'intuito di Dylan Dog; senza troppi elogi un riuscitissimo equilibrio tra indagine classica degna di un buon giallo che non lascia nulla al caso e la vera e propria indagine dell'indagatore dell'incubo che si muove tra esoterismo ed occultismo, ricordandoci di diritto quella che è la vera professione di Dylan Dog: cacciatore di incubi e investigatore del mistero, forse anche un po' acchiappa fantasmi è vero, ma di certo non un giustiziere con il pallino della pistola fumante.

Una buona seconda storia di Gigi Simeoni che se nella precedente aveva dimostrato di saper mescere fantasia e struggimento, in questa nuova prova ci mostra la sua abilità di saper tessere un buon giallo – senza troppe tinte fosche – senza trascurare o, viceversa, rendere ingombrante l'elemento di cui Dylan Dog si nutre e con cui campa: l'esoterismo e qualcosa di difficilmente spiegabile agli occhi umani, l'incubo.

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